Non è stata una passeggiata di salute, come in tanti avevano pronosticato alla vigilia, anzi: il 2-1 con cui il Parma si è aggiudicato il primo round della sfida contro la Lucchese è un tragitto pieno di curve, salite e dossi pericolosi. Difficoltà che, a differenza di qualche settimana fa, non hanno intaccato l’umore e la credibilità di una squadra che dopo il rigore generoso trasformato da Fanucchi (fallo di Di Cesare, che da regolamento andava ammonito, ma evidentemente l’arbitro non era sicuro della propria decisione), ha saputo rialzare la testa, senza scomporsi, allungarsi e/o disunirsi, ma continuando a tessere sempre la stessa tela; potendo contare su pilastri inesauribili come Iacoponi, Scavone, Nocciolini e Corapi, i volti della battaglia crociata. I volti di ujn Parma che a differenza di Piacenza e dell’ultimo mese di regolar season, ha preso in mano le redini della partita sin dai primi minuti, con una convinzione e una tenacia che diffondono un overdose di ottimismo per il prosieguo dell’avventura nei playoff. Così come il gran numero di palle gol create, contro un avversario che ha badato a non prenderle (ma meno chiuso rispetto al Piacenza), accennando timidi contropiedi che in alcuni casi hanno messo il peperoncino sulla partita ed elettrizzato gli oltre 800 tifosi giunti da Lucca.
Una costanza di rendimento che non si vedeva da tempo, con il sangue ribollire nelle vene per tutti i 90 minuti, tra contrasti, corse forsennate, passaggi sbagliati e mira imprecisa; ma anche tanta, tanta qualità: la disinvoltura con cui prima Munari e poi Scozzarella (partito dalla panchina) hanno confezionato gli assist per la doppietta di Calaiò sono perle da categoria superiore; invenzioni geniali ma allo stesso tempo intrinseche di praticità e cinismo. Concetti abusati nel mondo del calcio, ma la forza interiore di questo Parma, che cresce di partita in partita, è come un serpente che si avvina alla preda, che incute timore e fa vedere tutta la sua maestosità.
Si produce tanto e si spreca altrettanto. A questo punto della stagione non puoi permettertelo. Questo è l’unico appunto. Fermo restano che la pratica Lucchese non è chiusa, tutt’altro, anche perché i toscani hanno dimostrato di avere una precisa identità (difesa a 5, centrocampo operaio e attaccanti rapidi) e un sogno nel cassetto che coltivano con dedizione militare. Guai a pensare di essere già a Firenze.
L’ultimo pensiero è per le due tifoserie: tifo da serie A, una festa continua che inorgoglisce la Lega Pro e chi ha creato la formula di questi playoff.
(FOTO LORENZO CATTANI)