La festa è finita, il primo posto esce fuori (definitivamente) dai radar crociati. La sconfitta interna con il Fano dell’ex Melandri (una standing ovation ha accompagnato la sua sostituzione) è una condanna brutale, che accende i riflettori sul farraginoso sistema dei playoff , l’unica strada possibile per arrivare in serie B.
Una sconfitta che conferma la pericolosa involuzione di un Parma che ultimamente gioca male, costruisce e spreca tanto, e concede sempre un gol. Le 11 nitide occasioni costruite oggi tra primo e secondo tempo sono ulteriore motivo di depressione e a poco serve appellarsi alle quattro parate del portiere Menegatti che nella ripresa ha chiuso la saracinesca a chiave, perché una squadra con i nomi e il potenziale del Parma non può sprecare così tanto. E’ indice di immaturità. E’ la dimostrazione che non può sempre bastare la magia di un singolo (Calaiò e non solo) a risolvere partite tirate, sofferte e ingarbugliate, causa l’atteggiamento iper difensivo delle avversarie che calpestano il manto del glorioso Tardini. Tant’è che quella di oggi è la quarta scoppola casalinga: difficile vincere un campionato con numeri simili.
Il verdetto, dunque, è impietoso, anche perché i crociati hanno perso anche la seconda posizione in classifica, scavalcati di un punto dal Padova (vincente a Modena). Per D’Aversa è il primo stop dopo un’impressionante striscia positiva di 13 partite (14 se si considera il pareggio ottenuto con Morrone in panchina), ma ultimamente le scelte del tecnico, seppur obbligate dalle assenze, lasciano spazio a critiche e incomprensioni. Poi ci sono gli errori dei singoli: il fallo di Nunzella (ancora lui), gli errori sotto porta di Nocciolini e Calaiò; per non parlare del centrocampo che ha ritrovato Scavone ma continua ad essere privo di inventiva, cioè di quella capacità di costruire gioco e fornire assist agli attaccanti che dovrebbe far parte del Dna di una squadra tecnica ed esperta come il Parma. Le difese super arroccate degli avversari, infatti, sono un alibi fino ad un certo punto, e la spiegazione è semplice, perché se produci un buon numero di cross durante l’arco di tutta la partita, ma in area di rigore ci sono sempre e solo 2-3 compagni di squadra (contro 5-6 avversari), allora la vittoria diventa una missione ai limiti dell’impossibile. Devi aggrapparti sempre alla magia di qualcuno, ma quando questa non arriva sono cavoli amari.
A fine gara ha parlato il direttore sportivo Daniele Faggiano, fatto insolito. Ha usato parole dure. Nude e crude, puntando il dito contro l’atteggiamento della squadra: “Dobbiamo tirare fuori le palle”. Appunto, per i playoff ci vorrà questo e altro.
(Nella foto la coreografia della curva Nord poco prima del fischio d’inizio di Parma-Fano – Foto Sportparma)