Interrotta una striscia di tredici sconfitte consecutive, superata Samoa nel ranking. Tebaldi eletto man of the match
Clonate Dominguez! Oppure, visto che dovrebbe passare troppo tempo per arrivare in età giusta, cercate di convertire Pirlo al rugby. Cambiano le stagioni, cambiano i mediani d’apertura ma il problema calci resta. Oggi è stata una messe di errori, non tanto nei piazzati quanto nei calci tattici. Non solo di Gower, ma anche di McLean e Tebaldi (premiato comunque man of the match ed autore di un bel drop all’8’ della ripresa): ci fosse stata un’altra squadra, più consistente, dall’altra parte, ci saremmo trovati a fronteggiare qualche difficoltà in più.
In ogni caso: si chiedeva di vincere contro Samoa e si è vinto, prima volta contro di loro, interrompendo una striscia di 13 sconfitte che pesava come un macigno (pur se maturata con squadre di rango ben superiore).
Di fronte una Samoa mediocre, autrice di una selva di errori, sia di trasmissione che manuali, cui non è servita la Siva Tau per sopperire ad una evidente carenza di fosforo, proteine e carboidrati. Deficitaria in touche, con i soliti problemi di disciplina, ne ha fatte le spese Fa’afili cui il sig. Berdos ha mostrato il cartellino rosso al 20’ della ripresa per un placcaggio al collo pericolosissimo (un tipico “laccio californiano” molto usato quando il wrestling si chiamava catch), con qualche problema in mischia chiusa nel finale che è costata loro la meta tecnica che a quattro minuti dal termine ha sancito il definitivo 24-6.
Stante i precedenti dalla piazzola, Mallett si è ricordato che Mirco Bergamasco nello Stade Français si era cimentato come calciatore (all’inizio della passata stagione lo dovette fare in quanto il club aveva fuori sia Hernandez che Beauxis) ma con ovvie alterne fortune, le stesse che ha avuto oggi: non si poteva pretendere. Alterne fortune che ha avuto pure l’estremo samoano Esau (2/5) non abile nel cacciare, punti in questo caso, come il biblico fratello di Giacobbe (sarà per via dell’accento sulla u). Il primo calcio facile messo dentro da Bergamirco dà fiducia e l’Italia prosegue bene tanto che dopo otto minuti è in meta con McLean sul quale Fuimaono-Sapolu, apertura di ripiego, sbaglia il placcaggio e la cui susseguente serpentina mette fuori causa altri due avversari nei ventidue. Da lì alla fine del primo tempo, però, ci avviciniamo alla linea di meta soltanto un’altra volta.
L’Italia avrebbe potuto osare di più, specie quando si è trovata per oltre metà ripresa in superiorità numerica (si era sul 17-6). Non ha praticamente mai mosso palla, troppo lenta l’uscita del pallone, e la prima volta che lo ha fatto al 46’ l’ha persa in avanti (“Castro”), così come l’ha persa per un paio di falli contro presi in ordinata nei ventidue d’attacco. C’ha provato di nuovo al 72’ ma con 2 contro 0 al largo l’ovale si è fermato un attimo prima. E poi, senza capitan Parisse a portar su palloni non è la stessa cosa. Il numero otto però era come se ci fosse stato in campo: sempre a ridosso della linea dell’out, dà istruzioni prima a Zanni quindi a Tebaldi ed ha sempre avuto parole per i compagni.
Adesso attendiamo il 6 Nazioni. Lo spirito c’è ed anche, di conseguenza, un po’ di fiducia in più, ma difendendo bene e calciando male non si andrà molto lontano; oltre a migliorare tatticamente bisognerà riuscire a sviluppare meglio il gioco offensivo.