L’ex portiere del Parma Calcio, Martin Turk, è stato il super ospite della 7ª puntata della 5ª edizione di PARMATALK (clicca qui per vedere), andata in onda ieri sui canali web e social di SportParma.com.
Collegato da Krapkowice (Polonia), il “guardiano” sloveno ha detto la sua sul match Parma-Atalanta: «È difficile affrontare l’Atalanta: ha una rosa veramente veramente forte. Secondo me andava affrontata con riservatezza. Se tu ti apri, per loro che giocano uomo su uomo, è perfetto. Secondo me la devi giocare in difesa e sfruttare quelle poche occasioni che hai in attacco con i contropiede».
Turk ha anche svelato qualche dettaglio sulla metodologia e le richieste del mister crociato, Fabio Pecchia: «La sua idea è sempre aggredire la partita, andare in avanti, tenere la palla e dominare il gioco. Soltanto che ora sei in un campionato diverso; è difficile imporre questo gioco fin da subito, soprattutto contro una formazione forte come l’Atalanta.
Lui ha questa mentalità: vuole dominare, non importa se giochi contro l’Empoli o la Fiorentina o l’Inter. Cambiare modulo? Non so se sia la cosa sensata, con Pecchia i giocatori sono abituati a un modulo, cambiarlo potrebbe solo peggiorare le cose».
Sempre a proposito del tecnico di Formia, il 21enne di Koper ha aggiunto: «Io ho avuto Iachini e ho avuto Pecchia. Con Iachini, Circati, Balogh e Cobbaut sono migliorati: lavorava moltissimo con la difesa. Molto più di Pecchia. Non dico che non lavora… Sono due allenatori diversi».
Turk da quest’anno si è trasferito nella seconda divisione polacca tra le fila del Ruch Chorzów, con cui ha totalizzato fin qui 5 clean sheet in 12 presenze (e altrettanti gol subiti). Da quelle parti è molto noto il nome del suo ex compagno Adrian Benedyczak, che lui vedrebbe bene come vice-Bonny: «Benedyczak nasce come punta: qui sono sorpresi che a Parma abbia giocato da punta. Anche parlando con lui, vorrebbe fare la punta. Però, se a me chiedi di fare la punta, faccio anche quella: basta giocare. Per me lo può fare: se al 60′ fai il cambio Bonny-Benedyczak, ti entra un giocatore diverso, che attacca la profondità, che vede un po’ più la porta».
Non sono mancati poi i ricordi della stagione 2021/2022, quella in cui collezionò da nemmeno 18enne tutte le sue 10 presenze (con 9 gol subiti e 4 porte inviolate) parmigiane, per un totale di 900′ in campo che gli valsero il “soprannome di “Iceman”: «Debutto a Pisa in una situazione delicata. La prima è sempre un po’ speciale – ha ricordato –, venivo dalla Primavera, mai giocato tra i professionisti: davvero bello e speciale, anche col clean sheet. Esordio perfetto». Poi una strana annata, fra Serie C e Serie A, prima con la Reggiana e poi con la Sampdoria: «Con tutte le offerte che avevo stavo guardando una Serie C forte, per salire: sono andato a Reggio per fare la migliore esperienza possibile per me. A dicembre non era andata come volevo, c’erano stati un po’ dio litigi: c’era stata l’opportunità di andare a fare il secondo in Serie A alla Samp. E comunque ho fatto 4 partite in Serie A, non facili tra l’altro».
La passata stagione, il portiere sloveno è rimasto nel Ducato a vincere il campionato di Serie B, ma senza mai scendere in campo nemmeno per un minuto.
Martin ha ripercorso i difficili mesi trascorsi a guardare i compagni dalla panchina, raccontando anche gli aneddoti dietro alle sue mancate presenze in campo: «Il mio problema? Tre direttori sportivi in tre anni. Chi mi amava e mi vedeva bene e chi no: tre anni, tre visioni diverse. La mia sfortuna è stata questa. L’anno scorso non mi hanno lasciato andare a giocare in prestito. Mi dicevano “Non sei il terzo, ve la giocate con Corvi” e che volevano fare una squadra forte. Anche a gennaio ho avuto proposte per andare a giocare, ma non mi hanno lasciato. Parlavano di un rinnovo, perché io andavo in scadenza, ma alla fine niente di concreto, parlavano e basta. Ho deciso di andarmene anche per l’Europeo che verrà tra un anno».
La passerella finale non gli era stata concessa nemmeno nel derby di Reggio Emilia, da ex, all’ultimo turno della Serie B ’23/’24: «Volevo giocare. Mi è stato detto che l’avrei giocata, alla fine non è stato così. Mi è dispiaciuto tanto. Dopo quella partita non ho visto più la fiducia della società: non credevano più in me come prima».
Infine, il portiere sloveno ha elogiato e ringraziato l’ex collega Gigi Buffon che gli era stato particolarmente vicino nel momento del suo esordio nella prima stagione in Serie B del Parma di Krause: «Per me il periodo più bello è stato quando lui era infortunato, e non era tenuto, ed è venuto nell’hotel a parlare con me. Allo stadio ero vicino a me quando facevo riscaldamento, mi ha detto parole incoraggianti anche nello spogliatoio. Gli sono grato. A lui piaceva scherzare tanto nello spogliatoio. Ogni tanto ci sentiamo ancora io e lui. Mi piace anche perché è una leggenda e vuole aiutare gli altri: è molto disponibile con tutti. E gli piace scherzare con tutti e stare con tutti: dalle donne delle pulizie di Collecchio al mister».
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