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Parma Cagliari 0 0 semifinale ritorno playoff Serie B 2022 2023 larbitro Daniele Orsato

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Parma, il peso politico e gli errori arbitrali

Parma, il peso politico e gli errori arbitrali

C’è una correlazione nelle decisioni arbitrali della doppia semifinale playoff tra Parma e  Cagliari? Il rigore benevolo dato ai sardi nella gara d’andata e quello non dato a Sohm nella partita di ritorno?

A prima vista sembrerebbe di no, anche se sono stati designati due arbitri differenti, il giovane Colombo all’andata e l’internazionale Orsato al ritorno. Ma dietro questa apparente logicità si nascondono mille sospetti, perché in Italia funziona in un certo modo, ci sono abitudini e modi di fare che non vanno via neanche dopo terremoti (giudiziari) e scandali. 

“Qui c’è di mezzo la politica” ripeteva qualche anno fa l’ex ds crociato Oreste Cinquini, un saggio e un assiduo frequentatore delle stanze dei bottoni del calcio italiano, il quale conosceva benissimo gli intrecci e le assurdità di un mondo che con il passare degli anni non ha mai cambiato direzione. Cortigiani e ruffiani, urlatori in giacca e cravatta che infiammano la vigilia di una partita e provano a mettere pressione agli arbitri, soprattutto quando si tratta di partite decisive come una semifinale playoff di serie B. Chi si lamenta prima (Cagliari) e chi dopo (Parma). Tempi giusti e tempi sbagliati.
Queste partite vanno preparate in un certo modo, anche e soprattutto a livello politico (purtroppo), ma se non hai un peso specifico e non conosci le “regole” della giungla, diventa difficile farsi ascoltare. Ecco, questa è stata la differenza tra Parma e Cagliari; per rendersene conto basta rileggere le dichiarazioni delle vigilia dei direttori sportivi e degli allenatori.

Una lezione che il presidente Kyle Krause dovrebbe imparare in fretta, perché contornarsi di manager e dirigenti che non conoscono il calcio italiano è un problema, “politico” appunto, ma non solo. Perché nel mondo dei “barbari” bisogna saper sbattere i pugni sul tavolo, urlare quando serve e non nascondersi dietro silenzi e conferenze stampa farlocche.
E’ brutto da dire, soprattutto per chi come noi crede che un altro calcio sia possibile, ma le regole (non scritte) del gioco sono queste, da decenni. Cattive abitudini, vizi e comportamenti inqualificabili che però indirizzano le partite e accendono l’attenzione (o la disattenzione) degli arbitri che poi vedono o non vedono un rigore. Una (brutta) lezione per il futuro, almeno si spera, anche se il patron americano continua a seguire altre strade.

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