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Cinque professori speciali all'Aironi Rugby Camp

Cinque professori speciali all'Aironi Rugby Camp

Un pomeriggio da "professori". Anche se in realtà Â  sono stati loro a dover rispondere alle domande dei 50 ragazzi dell'Aironi Camp.

Allo stadio Zaffanella questo pomeriggio i giocatori degli Aironi Simone Favaro, Roberto Quartaroli, Andrea Benatti, Giorgio Bronzini e Roberto Santamaria hanno infatti incontrato i ragazzi provenienti da tutta Italia che in questa settimana stanno partecipando alla prima edizione del camp di specializzazione organizzato dagli Aironi in collaborazione con il Lavadera Village.
Un pomeriggio di domande e risposte per scoprire i segreti di chi arriva a giocare in Pro12 e in Nazionale, per capire cosa significa il rugby nella vita di un ragazzo che inizia per gioco e si ritrova ad essere un professionista, per scoprire gli idoli di ognuno di loro, scoprendo ad esempio che quello di Roberto Quartaroli “è stato, è e lo sarà sempre Andrea Masi, un ragazzo della mia stessa città (L’Aquila, ndr) che, quando ero bambino, vedevo come quello che ce l’aveva fatta, che giocava a rugby a grande livello, e che si presentava sempre con grande umiltà”. Chissà allora che durante la stagione non si possa vedere allora con la maglia degli Aironi una coppia di centri tutta aquilana. Oppure l’ammirazione di Santamaria e Bronzini per Lawrence Dallaglio, “per la sua parabola, di chi da giovane capitano della nazionale inglese si è ritrovato dimenticato dopo una tragedia famigliare e tanti problemi, per come ha saputo superare questi problemi, cambiare vita, cambiare club e riprendersi l’Inghilterra”.
Andrea Benatti ha invece raccontato di come ha iniziato tardi a giocare a rugby, aveva già 16 anni, ma come si è ritrovato ben presto in nazionale giovanile e poi anche a collezionare 5 caps in Nazionale maggiore segnando anche una meta agli Springboks e a sfidare gli All Blacks.
Un onore, quest’ultimo, che è toccato due volte a Simone Favaro: “Quando li affronti la prima volta devi pensare che sia una partita normale, perchè altrimenti ti hanno già distrutto. Io personalmente ho vissuto la prima partita contro di loro in modo molto tranquillo, pensando solo a quello che l’allenatore mi aveva chiesto di fare in campo. Solo dopo, una volta finita la partita, inizi a pensare che hai giocato davvero contro gli All Blacks, realizzando quello che poteva essere un sogno da bambino. Ma quello che ti rimane veramente dopo aver giocato contro di loro è la sensazione di volerli affrontare ancora. Non pensi che hai giocato una volta contro la Nuova Zelanda, ma che la vuoi incontrare una seconda, una terza, una quarta volta”.
Dopo la foto di gruppo, i ragazzi dell’Aironi Camp hanno visitato lo stadio Zaffanella, lo spogliatoio degli Aironi e le varie strutture.
Il camp continuerà fino a sabato.
La squadra è invece ancora a riposo (fatta eccezione per gli infortunati di lungo corso) e riprenderà ad allenarsi a pieno regime da lunedì.

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