Proseguono le sessioni di lavoro delle Zebre Rugby in vista del calcio di inizio dello United Rugby Championship nell’ultimo weekend di settembre.
A margine della terza settimana di allenamenti alla Cittadella del Rugby di Parma, il giovane seconda linea Andrea Zambonin ha restituito le impressioni a caldo sul nuovo gruppo e ambiente trovato in squadra.
Il prodotto del Rugby Vicenza è infatti entrato nella rosa della franchigia federale quest’estate dopo una stagione da protagonista nel massimo campionato italiano col Rugby Calvisano, avendo disputato tutte e 20 le gare dei gialloneri, 19 delle quali da titolare.
L’ex Azzurrino è uno dei prospetti più interessanti del rugby italiano, essendo stato convocato a più riprese ai raduni di preparazione della nazionale maggiore. Il 20enne vicentino è dunque in procinto di esordire coi multicolor, portando tutto il suo talento in un reparto che lo scorso maggio ha salutato le partenze dei seconda linea Mick Kearney, Ian Nagle e Samuele Ortis.
Che gruppo hai trovato alle Zebre e come stanno andando questi primi giorni di lavoro a Parma?
“Il gruppo lo avevo già conosciuto l’anno scorso e ho avuto le conferme che mi aspettavo. Un gruppo non grandissimo ma molto compatto e competente. Sono qua per apprendere il più possibile da questi atleti”.
L’anno scorso sei stato convocato a più riprese ai raduni di preparazione della Nazionale, hai giocato tutte le partite della stagione col Rugby Calvisano e hai vinto il premio annuale “Giorgio Sbrocco” dedicato ai migliori giovani del massimo campionato italiano. Che giudizio dai della passata stagione a livello personale?
“E’ stata sicuramente una stagione molto positiva. Avendo giocato così tanto ho potuto imparare molte cose e sono cresciuto tantissimo a livello sportivo e personale. Il premio è giunto a coronamento della stagione e mi ha dato molti stimoli per migliorarmi e per proseguire nella mia carriera”.
Che obiettivi ti poni invece per questa stagione che comincerà a fine settembre col primo turno del nuovo torneo internazionale United Rugby Championship?
“L’obiettivo primario è quello di fare più minuti possibili in campo, cercando di assimilare le competenze che i miei nuovi compagni di squadra possono offrirmi e di migliorarmi come giocatore e come persona”.
Hai già esordito in Challenge Cup, essendo sceso in campo nel dicembre del 2019 al Welford Road contro i Leicester Tigers. Che ricordi hai di quella giornata così speciale e che impressioni hai tratto dal rugby internazionale d’élite?
“Quella è stata sicuramente una delle giornate più formative e belle della mia carriera a livello sportivo. Il Welford Road è uno degli stadi più importanti d’Europa e sono rimasto molto colpito dall’intensità dei giocatori, dalla forza fisica e dalla qualità del loro rugby. In più, essendo lo staio pieno di gente, l’atmosfera era elettrizzante”.
Rinforzi un reparto che lo scorso maggio ha salutato le partenze di Kearney, Nagle e Ortis. Quali sono i tuoi punti di forza e cosa porti di tuo nella rosa delle Zebre?
“Anche se non ho la stessa esperienza di questi giocatori, cercherò di ereditare il loro posto in squadra nella maniera più completa possibile. Sicuramente il mio punto di riferimento è la leadership nella rimessa laterale: cercherò di renderla una certezza anche qui alle Zebre. Anche la mia dedizione al lavoro e la voglia di crescere sono dei punti di forza e spero che mi aiuteranno nel mio percorso”.
Quali sono invece gli aspetti del tuo gioco che ti piacerebbe migliorare?
“Un punto in cui devo migliorare e che svilupperò sicuramente grazie al lavoro dei tecnici, dei preparatori e dei fisioterapisti è l’aspetto fisico, ovvero la consistente nei punti di incontro, nella mischia e nel contatto. So che impegnandomi riuscirò a progredire in questo aspetto”.
Vieni da una terra a forte tradizione rugbistica. Che ricordi hai degli anni delle giovanili a Vicenza e come viene vissuta la passione per il rugby in Veneto?
“L’ambiente del Rugby Vicenza è stato quello che sicuramente ha contribuito più di tutti ad aumentare la mia passione per il rugby. Le amicizie che ho stretto quando ero piccolo durano ancora adesso e sono le più sincere che ho fino adesso. Ho ottimi ricordi del Trofeo Topolino e dei giorni trascorsi a Treviso durante la competizione. E’ un’esperienza che unisce molto e cementifica i rapporti”.
Chi è stato importante nel tuo percorso di crescita?
“Partendo dalla mia famiglia, i miei genitori, nonni, zii e tutti quanti, quindi i miei allenatori, dai primi di quando avevo sei anni fino ai quattordici anni. In generale tutte le persone degli staff che ho incontrato mi ha sempre dato una grande mano e mi ha sostenuto. Ringrazio anche le figure coinvolte nel camp di Mauro Bergamasco dove ho avuto l’opportunità di fare l’aiuto allenatore: anche quest’esperienza mi ha aiutato tantissimo a crescere”.
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