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INTERVISTA: Biagi, il 5° centurione della storia delle Zebre, torna allo Zaffanella

INTERVISTA: Biagi, il 5° centurione della storia delle Zebre, torna allo Zaffanella

Le Zebre si sono ritrovate stamane alla Cittadella del Rugby di Parma dopo il weekend libero da impegni agonistici per riprendere gli allenamenti. Agli ordini di coach Bradley il XV del Nord-Ovest si allena in preparazione della grande sfida che attende i bianconeri sabato prossimo 16 Febbraio contro i campioni in carica del Guinness PRO14 e della EPCR Champions Cup: gli irlandesi del Leinster.

La gara si giocherà allo Stadio Zaffanella di Viadana, all’interno di un evento ovale unico nel suo genere: infatti per la prima volta nella storia il torneo celtico condividerà lo stesso campo col massimo campionato italiano Top12 con la sfida tra i padroni di casa del Rugby Viadana 1970 contro il Mogliano Rugby che seguirà quella tra la franchigia federale e quella irlandese di base a Dublino.

Sarà una gara speciale per diversi atleti che sono già stati protagonisti allo Stadio Zaffanella, sia nei campionati giovanili, in quello italiano e pure nel torneo celtico nel biennio 2010-12 quando gli Aironi Rugby furono la prima franchigia italiana a prendere parte all’allora Celtic League. Tra loro due sono gli atleti della rosa delle Zebre che 8 anni fa erano agli ordini di Franco Bernini agli Aironi: l’ala Giovanbattista Venditti e la seconda linea George Biagi.

Arrivato da I Cavalieri Prato dopo un ottimo campionato Super 10 2009/10 con 12 gare da titolare, il toscano cresciuto rugbysticamente in Scozia ad Edimburgo si è guadagnato la fiducia dello staff tecnico nero-argento collezionando 23 gare con la franchigia lombardo-emiliana esordendo anche nell’allora Heineken Cup, la massima competizione europea per club. Dopo un anno speso in Inghilterra a Bristol, Biagi è rientrato in Italia nelle fila delle Zebre con le quali ha tagliato il traguardo delle 100 presenze nell’ultimo turno del Guinness PRO14 giocato il 26 Gennaio in Sudafrica a Bloemfontein contro i Cheetahs. In mezzo a questi sei anni il 33enne ha meritato la maglia Azzurra esordendo nel Sei Nazioni 2014 a Roma contro l’Inghilterra e giocando un totale di 23 gare con l’Italia.

Sei il quinto centurione della storia delle Zebre, cosa rappresenta questo traguardo?
Un traguardo molto importante, insieme agli altri 4 abbiamo fatto la storia di questo club anche se siamo qui da pochi anni. Un mattoncino alla volta per costruire la nostra identità. Ho dato tanto per questa maglia e per questo club, un onore far parte di questo piccolo club dei centenari.

Cosa proverai allo Stadio Zaffanella nel tornare nello stadio che ti ha visto esordire nel Guinness PRO14 ed in Heineken Cup?
Siamo rimasti in pochi ad aver fatto tutto il percorso da Aironi a Zebre. Sono contento di tornare a Viadana, club che è stata casa mia per due anni. Sarebbe stato bello tornare anche prima allo Zaffanella; per la gente di Viadana è giusto che il rugby che conta torni in questo stadio.

Sei anche secondo tra i capitani della franchigia federale dietro Marco Bortolami, come si guadagnano i gradi di capitano?
Marco è stato mio compagno agli Aironi ed alle Zebre: un esempio positivo di etica del lavoro e professionalità dentro e fuori dal campo. I gradi di capitano si guadagnano lavorando tanto, tenendo la testa bassa ed essendo d’esempio per i più giovani. 

Rispetto alle ultime generazioni di giovani prospetti del movimento italiano, sei arrivato al professionismo a 25 anni. Chi ti ha aiutato ad importi da subito anche a livello internazionale?
Nessuno in particolare, mi sono aiutato da solo: bisogna lavorare sodo e mettersi a disposizione dello staff tecnico per crescere ed essere poi pronti al livello europeo. Non ci sono scorciatoie: l’ambiente fa tanto. Il salto è enorme: lo fu per me una volta catapultato al massimo livello europeo da Prato e lo è ora per i giovani dell’Eccellenza che arrivano alle Zebre.

Hai iniziato a giocare al Fettes College di Edimburgo, passando nella tua carriera anche da Bristol e dal Clifton RFC. Quanto l’approccio anglosassone ti è servito nella tua lunga carriera da professionista?
Sicuramente è un approccio rispetto a quello che c’era 8 anni fa in Italia. Il rugby anglosassone è molto professionale: si va al campo, ci si allena e poi si rientra a casa. Non c’è quell’ambiente famigliare tipico del nostro rugby. All’estero devi dimostrare tutto dato che sei italiano, se non lo fai rischi di fare brutte figure.

Oggi invece che ruolo hai all’interno dello spogliatoio delle Zebre? La leadership è un peso o un onore?Se la porti come una croce diventa un problema ed in campo non puoi dare il tuo apporto per la squadra. Non dev’essere un peso ma un onore da vivere con cognizione di causa, io lo vivo serenamente. Per fortuna qui alle Zebre ci sono tanti compagni che stanno screscendo e che in futuro faranno più caps di me e faranno parte della leadership del club.

Quale l’obiettivo della stagione delle Zebre quando siamo pronti per il rush finale?
Mancano poche gare alla fine, il primo obiettivo è andare a Viadana sabato e fare una bella prestazione che ci manca da tanto, anche per la gente di Viadana che merita che le Zebre facciano una bella gara.

Se ti dico Osaka, Giappone, domenica 22 Settembre 2019…? Quella data è segnata con la matita rossa sulla tua agenda?
No in realtà non sto pensando al Mondiale, ora pensare a Settembre è troppo lontano. Sulla mia agenda ho segnato il 18 Marzo, primo compleanno di mio figlio. Sto lavorando duro qui alle Zebre, abbiamo tanto da fare prima della prossima stagione.

Durante la tua carriera non hai mai trascurato il tuo futuro, laureandoti in Business & Administration all’Università Bocconi di Milano. Che cosa c’è nel futuro di Biagi tra 10 anni quando non potrai più giocare a rugby per limiti di età?
Tra 10 anni mi vedo coi capelli e barba sempre più bianchi ma in realtà non so cosa mi aspetta. Il rugby sarà cambiato molto e dobbiamo prepararci ora per essere pronti e non rimanere indietro. Sono certo che la mia laurea mi aiuterà più avanti, ora penso un passo alla volta.

Quale il tuo ricordo più bello nello stadio di Viadana?
Uno dei più belli è la vittoria contro Biarritz in Heineken Cup col drop di Laharrague che ci servì a battere i finalisti della Heineken Cup. Poi ci sono gare in cui sono stato più protagonista io, anche quella in cui gli Aironi hanno rischiato di battere il Leinster a Viadana con Simone Favaro migliore in campo. Ricordo belle vittorie contro Munster, Edimburgo, Connacht: i primi scalpi in Europa dell’era celtica; gare che mi sono rimaste nel cuore. Sono certo che chi ci sosteneva allora tornerà anche sabato a vederci.

Un invito alla comunità ovale delle Zebre e di Viadana per non perdere l’evento di sabato 16 Febbraio?
Riempiamo lo Zaffanella come si faceva 7/8 anni fa: con lo stadio pieno sono certo che potremo fare un’ottima gara, anche per la gente di Viadana.

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