Articolata intervista con il tecnico nocetano che dopo sei stagioni tra giovanili e seniores ha lasciato Noceto, e Parma, per andare a Prato. Il "suo" Progetto Parma e quel grazie mai arrivato
Passano gli anni, sei son lunghi, però quel ragazzo ne ha fatta di strada. Era partito dall’Under 13 quando ancora giocava a Colorno, ha compiuto il grande balzo con il suo Noceto fino a guidare i neonati Crociati Rfc alla soglia della finale scudetto, cosa che non era riuscita nemmeno ad Andrea Cavinato. Ma il suo posto ora, ma lo si sapeva da tempo, è altrove, oltre gli Appennini, in quella squadra ambiziosa che risponde al nome de I Cavalieri Prato al fianco del suo amico Andrea De Rossi. In molti si sarebbero aspettati che Filippo Frati fosse colui al quale affidare la squadra unica del cosiddetto Progetto Parma e invece si è cambiato pagina «Più che cambiato pagina direi che si è chiuso un libro e se n’è aperto un altro» chiosa lo stesso coach nocetano il quale ci rivela che in tempi non sospetti, poco prima della primavera, lui ed Alberto Fanti, allenatore di lungo corso delle giovanili, avevano stilato un Progetto Parma.
«Partiamo dal presupposto che unire le forze in un unico soggetto era ed è indispensabile per cercare di essere ancora più competitivi» conferma Frati che spiega su cosa verteva il Progetto «Una Under23, le Under19 ciascuna per conto proprio e prevedeva un’Accademia Under 16 e Under 19 che coinvolgeva i migliori giocatori di tutto il lotto che si sarebbero allenati due volte la settimana con i giocatori della seniores». C’era anche il piano B, nel caso l’unione non avesse visto la luce, che prevedeva tre stranieri solamente in Eccellenza, un numero cospicuo dell’Under 20 campione d’Italia inseriti nel roster della seniores, come si sta verificando, ma la conferma del blocco gialloblu della scorsa stagione. Ce ne sarebbe stato per fare due squadre quasi, forse un po’ troppi: «Qui veniva la parte interessante del Piano B secondo me» spiega Frati «La rosa sarebbe stata di circa 44 giocatori, ma 36 sarebbero stati cartellinati per i Crociati, gli altri, giovani, avrebbero giocato con le rispettive squadre di appartenenza in B o C ma in settimana si sarebbero allenati con i Crociati». Tutto rimasto sulla carta ed ora siamo qui ad attendere sviluppi a brevissimo: il 10 luglio scadono i termini per l’iscrizione al campionato, che ufficialmente non si sa in che forma avverrà. Anche se lui continua a sponsorizzarla «Certo e ciascuna delle società deve essere coinvolta veramente. Faccio l’esempio del Colorno: io c’ho giocato e dal punto di vista organizzativo-manageriale sono bravissimi. Io credo che chiunque debba imparare dai migliori e affidarsi anche a loro».
Al tecnico nocetano è dispiaciuto che molti di quei ragazzi della cavalcata nocetana (Saccomani, Minari, Balboni, suo fratello Marco, Alfonsi, Orlandi per dirne alcuni) non abbiano avuto la possibilità di poter contribuire al miglioramento loro e della squadra così come ad esempio l’azzurrino Gennari, che non rientrerebbe nei piani. «Forse io sono un po’ troppo sentimentale sotto questo punto di vista» ammette Pippo «Io li considero i miei ragazzi perché hanno condiviso con me alcune stagioni, giovanili o seniores, importanti e avrei voluto vederli ancora lì. E siccome oltre al rugby c’è la tua vita, io avrei fatto di tutto per venire incontro alle esigenze di coloro che lavorano senza imporre allenamenti pomeridiani. Per come la vedo io, poi, volendo aderire ai piani federali e al lancio dei giovani perché prendere Festuccia, che è un grande acquisto, un ottimo giocatore questo non si discute, quando si ha un Manici, giovane e parmigiano, che ha bisogno di giocare con continuità per crescere ancora». Frati è nocetano, quindi sanguigno e non le manda a dire; ne ha anche per Cavinato e la sua filippica contro gli allenatori che in Eccellenza non fanno giocare i giovani, con virata verso il GranDucato: «Io non mi sento toccato, basta vedere i tabellini della stagione scorsa. Faccio tre nomi: Romano, Ferrarini e Trevisan, che ha giocato sempre. Ora sono agli Aironi. Credo che i Crociati abbiano lavorato per gli Aironi in questo senso, non altri a Parma. Come fa Cavinato a dire una cosa del genere dopo la campagna acquisti del Calvisano: Erasmus, Birchall, Canavosio, adesso Pascu e poi magari chissà chi altri».
Il futuro prossimo di Filippo Frati è a Prato, quello più lontano non si sa. Gli resta però una punta di “rammarico”: «Io avevo le idee chiare, me ne sono andato perché dall’altra parte non ho visto la stessa cosa. Quello che mi ha fatto un po’ male è che dopo tanti anni non mi abbiano nemmeno detto grazie».