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Prima Gervinho e poi Kucka: la fascia di capitano smarrita

Prima Gervinho e poi Kucka: la fascia di capitano smarrita

Ci sono regole non scritte nel mondo del calcio che – comunque – fanno parte della “bibbia” del pallone.

Una di questa è la fascia di capitano. Un ruolo fondamentale, dentro e fuori dal campo, che normalmente viene attribuito ai giocatori più rappresentativi, a quelli più “anziani”, esperti, o a quelli con più presenze nella stessa squadra. Un ruolo che richiede responsabilità e senso di appartenenza, che a volte può generare miti e leggende.
Dopo Alessando Lucarelli e una breve parentesi targata Bruno Alves, il Parma è rimasto senza un “comandante” vero e proprio, partorendo scelte ardue e per certi versi incomprensibili che negli ultimi due anni non hanno portato i risultati sperati. Anzi, hanno mortificato tutta la piazza.

E’ successo con Gervinho (lo scorso campionato, uno dei peggiori in campo) e ora si è ripetuto con Kucka (nelle ultime amichevoli pre campionato). La fascia di capitano al braccio con l’obiettivo di responsabilizzarli, esaltarli e convincerli a restare in maglia crociata, respingendo le tentazioni che arrivavano dai campionati esteri. Missione fallita: Gervinho si è accasato al Trabzonspor mentre Kucka è in procinto di firmare con il Watford.
La speranza è che la prossima fascia di capitano finisca sul braccio giusto, perché è anche una questione di rispetto verso la tifoseria e la storia del club.
Per rendersene conto basta rileggere i nomi di alcuni dei grandi capitani del passato (in ordine cronologico): Ivo Cocconi, Ermes Polli, Gianni Caleffi, Michele Benedetto, Fabrizio Larini, Lorenzo Minotti, Luigi Apolloni, Antonio Benarrivo, Giuseppe Cardone, Luca Bucci, Stefano Morrone e Alessandro Lucarelli. Nomi legati indissolubilmente alla storia del Parma.

 

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