La Serie B, il campionato degli italiani. Uno slogan che poco si addice a Parma e Venezia, le due squadre più internazionali della cadetteria.
Non è, in fin dei conti, un mistero che Crociati, da una parte, e Leoni Alati, dall’altra, abbiano le rose più eterogenee e multiculturali dell’intero campionato. Se il tecnico degli arancioneroverdi Paolo Vanoli si trova 19 stranieri su 28 (il 67,9%), il collega gialloblù Fabio Pecchia deve fare i conti con una percentuale di “forestieri” ancora più alta, pari all’80%, perché figlia dei 24 provenienti da altre nazioni sui 30 calciatori da gestire.
E, se il materiale a disposizione non è propriamente made in Italy (ancorché questo dato non infici in termini di qualità), va da sé che anche al momento delle scelte su chi schierare le bandiere tricolore da esporre siano esigue in termini di rappresentanza. La squadra ducale, che fino a questo punto ruotato 24 componenti della rosa, è quella che eccelle per il minor numero di calciatori non stranieri impiegati (3) e il maggiore di stranieri utilizzati (21); seguono a ruota i Lagunari che, fra i 25 scesi in campo, hanno utilizzato qualche italiano in più (8), facendo ricorso a qualche interprete dall’estero (17) di meno .
Al netto di questi numeri, la conseguenza per le multinazionali Parma e Venezia è piuttosto tracciata: la lingua del gol – ça va sans dire – parla straniero. Non potrebbe essere diversamente per le uniche due compagini della Serie B che, più di chiunque altro, vantano una percentuale di presenze d’altri Paesi (87,5% gli emiliani, 68% i veneti) superiore a quella italiana: marcature e passaggi vincenti sono più facilmente di provenienza esotica che non originati da compaesani. Il 100% di partecipazione al gol tutto nostrano del Cittadella (29 su 29) è un dato in totale controtendenza per i team allenati da Pecchia e Vanoli, che invece tanto beneficiano, in termini realizzativi, da chi nel Bel Paese non ci è nato.
Parma e Venezia, 39 reti siglate a testa dopo 22 turni, sono divise soltanto da una differenza minima: per i Crociati i gol d’origine straniera sono 36 (il 92,3%); per il Venezia 5 di meno (79,5%), ma hanno comunque un valore più alto in termini di punti (54, rispetto ai 48 regalati dai forestieri del Parma). Romania, Polonia, Spagna, Angola, Croazia, Francia, Argentina, Australia e Brasile le nazioni rappresentate dagli 11 marcatori non italiani dei gialloblù; per gli arancioneroverdi la provenienza degli 8 scorer stranieri si concentra soprattutto fra i Paesi nordici europei (Finlandia, Danimarca, Norvegia e Islanda), ma si concede un tour anche negli Stati Uniti d’America oltre che in Francia.
Sabato al “Tardini” sarà lecito attendersi tanti gol, probabilmente non riconducibili a cognomi italiani. Ma, che siano fatti da compaesani o da stranieri, poco importerà ai fini del risultato.