Dopo i paletti e le restrizioni imposte dalla politica c’è una nuova puntata della telenovela sullo stadio Tardini. Nuove restrizioni e nuovi vincoli. L’ingresso dello stadio, infatti, è stato riconosciuto bene storico artistico nazionale dalla Ministero della Cultura.
Una notizia in linea con quanto successo negli ultimi giorni anche allo stadio San Siro di Milano e precedentemente con lo stadio Dallara di Bologna e Franchi di Firenze. In sostanza, la porta monumentale di ingresso del Tardini non può essere abbattuta o modificata perché tutelata dall’articolo 9 della Costituzione in quanto patrimonio nazionale.
A darne notizia è stato il Comitato Tardini Sostenibile: “Dal 24 maggio il Tardini è tutelato dallo Stato italiano – scrive il Comitato su Facebook -. Ma l’Amministrazione (comunale ndr.) non ha pensato di darne notizia, nascondendo con cura quello che dovrebbe essere anche per loro un nuovo motivo di vanto per la nostra città, oggi dotata di un altro bene storico culturale nella lista del suo già cospicuo carnet di bellezza.
Perchè non ci ha informati? Forse perchè avrebbe dovuto anche parlare del vergognoso ricorso del patron del Parma Calcio, che della nostra storia e dei nostri monumenti se ne fa un baffo? Ma da che parte sta il Comune di Parma, allora? Ci diano una risposta, subito e senza ma e senza se: siete dalla parte della cultura e dei valori testimoniali del patrimonio storico di Parma, da conservare per le generazioni future o volete favorire ancora il Parma Calcio, costi quel costi?”.
Sempre secondo le informazioni riportate dal Comitato Tardini Sostenibile il patron del club crociato, Kyle Kause, attraverso i propri legali, avrebbe già presentato ricorso al Ministero della Cultura.