Una strada irta di ostacoli, occasioni mancate, rimonte subite e nervi tesi. Due punti nelle ultime 4 partite.
Una strada che non porta da nessuna parte. Il 2-2 di ieri in casa della Spal brucia ancora e alimenta ulteriori dubbi e polemiche, perché questo Parma, dopo 7 giornate di campionato, non è ancora una squadra, non ha gli occhi della tigre e non sa più vincere, anche quando ha un vantaggio di 2 reti come ieri.
Le statistiche della gara dello stadio Mazza parlano da sole: solo 3 tiri nello specchio della porta, contro i 9 degli avversari. E possesso palla a favore dei ferraresi (57%). Le intenzioni di Maresca, le sue idee di calcio e le due visioni non sembrano essere state assimilate dalla squadra che in campo pratica un calcio approssimativo e strettamente dipendente dalle intuizioni dei singoli giocatori.
Le urla di Buffon, Schiattarella e Tutino contro i propri compagni di squadra sono il termometro di una situazione che si trascina da inizio campionato. Da luglio ad oggi non abbiamo visto grossi progressi nel gioco, nello stare in campo, nel carattere, nella fase difensiva e offensiva, nella gestione delle partite e delle tensioni. E a poco serve dire che in questo momento la classifica non conta: -10 dalla vetta e +5 sulla zona retrocessione.
I quesiti sono due: la rosa è all’altezza di un campionato da vertice? Maresca e il suo staff stanno valorizzando e ottimizzando il materiale umano a disposizione?
Intanto sul web e sui social monta la protesta dei tifosi, stanchi di sentirsi dire che ci vuole “pazienza”, che il progetto richiede tempo e lavoro. Concetti che sentiamo dall’inizio dell’era Krause, senza trovare riscontri. I proclami, il calciomercato, i grandi nomi, lo stadio e tutto il resto lasciano il tempo che trovano, perché il calcio si gioca dentro un rettangolo verde e non fuori.
Le parole di Tutino a fine gara dicono tutto: “Dobbiamo darci una svegliata”. Ecco, una svegliata, in tutti i sensi e a tutti i livelli, da Krause in giù, perché così non si va da nessuna parte.
Un capitolo a parte merita Franco Vazquez: seconda reazione e seconda espulsione. Dovrebbe chiedere scusa pubblicamente e invece regna il silenzio, come sempre, come se non fosse successo niente. Come se la classifica non conti nulla. Come se dietro una squadra non ci siano migliaia di tifosi e appassionati. Avanti così, ma il burrone è dietro l’angolo.