Il bipolarismo è un disturbo dell’umore, ma è un termine che, dopo la scoppola di oggi per 4-1 all’Olimpico, possiamo utilizzare per definire al meglio la prestazione del Parma. Una squadra arrendevole, sconclusionata (anche tatticamente) e superficiale. Per usare una sola parola, inadeguata.
Non c’è stata partita, Lazio di un altro pianeta, tant’è che a fine primo tempo il pomeriggio era già compromesso in modo irreversibile: 4-0 e tutti a casa, anzi negli spogliatoi. La ripresa è stata più dignitosa, Bruno Alves, Gagliolo e Kucka hanno combattuto e commesso falli fino alla fine, Sprocati ha realizzato il suo primo gol in A (senza esultare), proprio contro la squadra proprietaria del suo cartellino fino a giugno (obbligo di riscatto a favore del Parma). Un minimo di orgoglio, dopo un disastro collettivo che non ha risparmiato nessuno, a partire da D’Aversa che probabilmente, considerando anche le assenze (Barillà, Scozzarella e Stulac), avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di diverso rispetto al solito spartito, monocorde e ampiamente studiato dagli avversari. Il peggior modo per festeggiare l’importante traguardo delle 100 panchine in gialloblù, a cui bisogna aggiungere l’espulsione nel secondo tempo per proteste verso l’arbitro Banti di Livorno. Festa rovinata. Colpa dell’atteggiamento e dell’arrendevolezza del primo tempo, ma anche di alcune scelte tattiche che, obiettivamente, in molti pensavano fossero quelle giuste, vedi Biabiany a centrocampo, Siligardi nel tridente offensivo e Inglese titolare seppur in condizione fisiche non ottimali. Niente di niente, compreso Gervinho ormai marcato a uomo da qualsiasi difensori affronti: è una prestazione simile a quelle fornite contro il Napoli. Sbagliare è umano, per carità, ma è inspiegabile come questa squadra cambi umore e atteggiamento a distanza di una settimana: nella vittoria contro il Genoa, seppur non brillando, il Parma aveva giocato una gara tutta cuore e grinta, lottando su tutti i palloni, credendoci fino alla fine. Oggi non si è visto niente di tutto questo, fermo restando che perdere contro la Lazio è lecito e facilmente pronosticabile.
Non è il caso di fare drammi o farsi prendere dall’ansia, ora c’è la sosta e si spera che l’infermeria si possa svuotare quasi del tutto. Alla fine del campionato mancano 10 partite, non sono tante ma neanche poche, anche perché Empoli e Bologna sono tornate a vincere e correre.