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In morte di Gigi Simoni: Falsini e Giandebiaggi ricordano un allenatore signore e un signor allenatore

In morte di Gigi Simoni: Falsini e Giandebiaggi ricordano un allenatore signore e un signor allenatore

Luca Savarese(Luca Savarese da www.stadiotardini.it) – Com’è strana la vita, alleni una squadra, una grande squadra. Non vinci lo scudetto per un soffio ed un’irruzione di Juliano su Ronaldo, ma vinci la Coppa Uefa contro la Lazio, all’epoca una delle sette sorelle, poi il Padre Eterno ti richiama a sé, facendoti pervenire la convocazione proprio quel giorno, che quella grande squadra festeggia il decennale dell’ultimo alloro europeo dopo quella Uefa, la Champions madrilena del 22 maggio 2010. Si, forse solo Josè Mourinho, un tecnico straniero, poteva riuscire laddove tu, specie in campionato, eri arrivato a tanto così: buon viaggio, caro Gigi Simoni. Ti piange tutta l’Inter, ti ricorda Milano, anche quella dei casciavit, per il signore che eri, ti celebra il calcio, quello che hai saputo insegnare, quello di chi, nelle varie stazioni del tuo percorso, ha messo via, allenato da te, consigli, esempi, insomma roba da tener bella stretta.

Da piccolo, sarebbe stato già contento se fosse riuscito a giocare in una delle squadrette vicine alla sua Crevalcore, dove nacque, il 22 gennaio del 1939. Ma il calcio invece, per lui, pensava già in grande. Col Mantova di Mondino Fabbri conquista la A, col Napoli conquista la Coppa Italia, col Toro, forma una coppia coi fiocchi con Gigi Meroni, i due Gigi, tanto che Gigi Simoni la butterà dentro 10 volte. Presso l’altra sponda della mole, quella bianconera, non trova spazio e gloria, forse già un segno che madama un giorno gli sarebbe risultata, da mister, amara…Ma i piccoli di spirito come lui, si esaltano a far grandi piazze di provincia: così va a Brescia in B e timbra la promozione in A. Serie che raggiungerà anche, a fine carriera, col Genoa. Da allenatore gira l’Italia collezionando 11 campionati di B, due di C, mostrando la versione più bella di sempre della Cremonese, quella che spavalda andò a Wembley e conquistò, due mesi prima della Coppa Coppe del Parma, il trofeo Anglo italiano. Un titolo sfiorato con l’Inter e di fatto perso il 26 aprile 1998, quando il signor Ceccarini di Livorno non concesse al Delle Alpi, il famigerato rigore su Ronaldo. Ma il fenomeno lo rese felice a Parigi, quando, assieme a Zamorano e Zanetti gli regalò, al Parco dei Principi, la Coppa Uefa nella finale, tutta italiana, contro la Lazio. La vita, l’anno dopo, altro che dispiacere sportivo, gli portò via il figlio Adriano, in seguito ad un incidente stradale. Ha combattuto Gigi, facendo buon viso a cattivo gioco, restando sul pezzo anche se, dal suo puzzle, se ne andavano, via via, alcuni tasselli. Ha finito la sua battaglia oggi. Questo pomeriggio, abbiamo sentito due ex giocatori crociati, che con il mister hanno avuto, in epoche diverse, un rapporto di vita prima che di calcio, come Marco Giandebiaggi, suo alfiere a Cremona, e di campo, come Gianluca Falsini, suo giocatore a Siena.

giandebbiaggi-7.jpgMarco Giandebiaggi, con la voce rotta dalla commozione, ci dipinge, al telefono, questo ritratto

Per me è una triste notizia, mi piange davvero il cuore. È una brutta notizia anche per il mondo del calcio, per gli appassionati di questo sport, per i tifosi delle squadre che ha allenato. Oltre che ad essere un bravo allenatore si è distinto per essere una grande persona, corretta in questo mondo del calcio un po’ così particolare, facendosi sempre amare e rispettare da tutti. Io sono legatissimo a lui, a Cremona ho passato i miei anni migliori calcistici, c’era una stima reciproca, lui è stato come un padre. Lo vidi per l’ultima volta due anni fa a Cremona, nella ricorrenza della vittoria della Coppa Anglo Italiana, dove ci aveva ripromesso, che ci saremmo rivisti ancora con gli ex della Cremonese di quel periodo. Lascia un vuoto immenso, era una persona seria, tirava fuori da ciascuno di noi il massimo che poteva, preparava e leggeva benissimo le partite, era uno ottimo stratega. Ha ottenuto degli ottimi risultati con la Cremonese provinciale e poi ha quasi vinto lo scudetto con l’Inter e vinto la Coppa Uefa. Credo che la sua carriera lo abbia premiato meno di quel che meritasse, purtroppo in questo periodo non potremo andare a porgergli l’ultimo saluto fisicamente, ma con i mie compagni di quella Cremonese, ci siamo già ripromessi, che andremo il prima possibile a rendergli omaggio a Pisa, nella sua terra.

falsiniEcco invece i ricordi di Falsini:

Gianluca, se pensi a Gigi Simoni, tuo mister a Siena per la prima parte della stagione 2004-2005, cosa ti viene in mente?

Tre cose: l’eleganza nel porsi con le persone, il fatto di far sentire tutti importanti allo stesso modo ed il suo equilibrio tattico”.

C’è un ricordo o un aneddoto del mister che conservi particolarmente?

Mi ricordo questo aneddoto. La prima partita non giocai perché ero infortunato ad un polpaccio. La seconda partita contro la Samp, giochiamo in casa ed io faccio una buona partita. Al martedì mi guarda in palestra, mentre stavamo facendo streeching, parlava con ognuno mostrando quello che si era fatto di giusto o di sbagliato. Poi venne da me e mi disse: “Complimenti per come hai giocato, mi sei piaciuto. Io gli dico “Mister certo, ho fatto una gran partita, una buona gara, davanti ai nuovi tifosi, ho fatto anche un assist”. Lui, vedendomi forse un attimino troppo esaltato mi fa: “Guarda che hai giocato bene solo perché ti ho messo nel posto giusto!” Allora ci siamo guardati e siamo scoppiati entrambi a ridere”.

Credi che sia stato uno di quegli ultimi maestri di calcio di quella generazione, che senza la tecnologia di oggi, sapevano comunque trasmettere la loro magia?

Invece credo che sia stato un innovatore pensa te, non usava grande tecnologia questo si, ma era un grande gestore di risorse umane, di uomini, se lo devo paragonare a qualcuno lo paragonerei ad Allegri, Max Allegri è stata la rivisitazione livornese di Simoni. Era un gestore innovativo, faceva lavorare molto a Siena il suo secondo, che era Pea, cosa che gli allenatori di una volta non facevano molto spesso, lui era già moderno da questo punto di vista”. Luca Savarese (da www.stadiotardini.it)

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