Da una parte l’ex campione del mondo Marco Tardelli e dall’altra il presidente dell’Associaizone italiana calciatori (AIC) Damiano Tommasi. Un duro botta e risposta che getta ombre sulla gestione dell’Aic e sui cuoi conti.
L’ACCUSA DI TARDELLI
Secondo quanto scrive l’agenzia Adnkronos il marzo scorso Tardelli avrebbe scritto una mail mail all’Aic e a molti giocatori di serie A, B e C, nella sua duplice veste di associato al dipartimento Senior e di candidato alla Presidenza
la richiesta di poter entrare in possesso, al più presto, del nuovo bilancio di gestione 2019 unitamente alla possibilità di un incontro con i professionisti Aic incaricati di redigere i bilanci per avere un quadro più completo riferito all’esercizio 2018 e, in particolare, alcuni chiarimenti su voci di spesa di incerta comprensione”. Tardelli ha chiesto all’Aic “l’elenco di tutti i dipendenti e collaboratori con le relative funzioni essendo apparso il numero degli stessi eccessivo (circa 60)”.
Tra le accuse che muove Tardelli ci sono quelle legate ad una gestione a suo dire poco oculata, soprattutto sotto il punto di vista dei compensi, “in un momento, come questo, a causa del coronavirus, in cui da più parti giungono richieste di azioni di sacrificio e responsabilità”.
Tardelli entra nello specifico: “Aic Service è di fatto la cassaforte di Aic, una società che è stata creata per gestire l’attività promo-pubblicitaria attinente l’utilizzazione del diritto di immagine dei calciatori professionisti e di gestione e sfruttamento del marchio Aic. Se nasce con questo scopo non si capisce perché Aic Service incassa solo una parte del contratto Panini che è gestito totalmente e inspiegabilmente dalla Lega di A, dopo una quarantennale gestione diretta di AIC. Contratto che per altro scadrà nel 2024. Nel 2018 Aic Service Srl aveva in cassa disponibilità liquide (depositi bancari) pari a 5,6 milioni di euro, erano 7,3 nel 2017. Per l’anno 2019 quale è la cifra in cassa disponibile? Come mai la disponibilità liquida è diminuita tra il 2017 e il 2018?”.
E poi: “Voglio un dettaglio dei costi di gestione e degli oneri diversi e come sono distribuiti nominativamente i compensi annui del Consiglio di Amministrazione. Voglio sapere inoltre il totale dei compensi percepiti e relativi benefit di cui beneficiano; oltre ad una lista delle persone impiegate nella sede di Vicenza. Per capire se siano state assunte persone con vincoli di parentela o quant’altro, da Aic o da altre componenti a lei riconducibili”.
LA REPLICA DI TOMMASI
Ieri è arrivata la risposta di Tommasi e dell’Aic: “”Alle richieste che Tardelli ha mandato all’Aic abbiamo risposto. So che ha mandato una lettera ai rappresentanti delle squadre ma non ha chiesto queste cose direttamente a me o all’Aic. Non capisco come si muova, basta chiedere a noi. Tempo fa ci aveva richiesto di vedere alcune cose e gli avevamo risposto a quello che potevamo, considerando che altre cose per ragioni di privacy non possono essere divulgate. Ma delle richieste che ha fatto ai calciatori a noi non ne ha fatto menzione”. Risponde così il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, all’Adnkronos, sulla dura lettera che Marco Tardelli ha inviato ai calciatori di Serie A, B e C esponendo i suoi dubbi sulla gestione del sindacato calciatori e delle sue società.
“I bilanci sono pubblici, non abbiamo nessun problema, lunedì dobbiamo fare l’approvazione dei bilanci del 2019 e se vuole anche quelli non c’è problema. Certo che se queste domande le fa ai rappresentanti di squadra, vuol dire che non vuole le risposte, ma vuole solo fare casino”, aggiunge Tommasi. “Se vuole le risposte, le chiede a me, all’Associazione e al Consiglio. Come tutti gli associati in Assemblea, dove si dovrà approvare il bilancio 2019, sarà la sede dove chiedere tutto. Se avesse partecipato alle attività dell’associazione negli ultimi 8 anni avrebbe già le risposte, sono tutti meccanismi che abbiamo spiegato ogni anno. Ma lui chiede ai rappresentanti di squadra, anzi più che chiedere insinua dubbi. Noi abbiamo risposto a quello che potevamo rispondere, se aveva bisogno di altro lo chiedeva a me”.