L'isola che non c'è. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, il fautore della Tessera del Tifoso, continua a raccontarci una marea di balle.
Come se centinaia di miglia di tifosi italiani fossero idioti e senza cervello. E il bello è che le intenzioni sono ancora più disastrose, perché dal prossimo anno il ministro vuole diffondere la Tessera del Tifoso anche alle altre discipline sportive. Come se l’esperienza del calcio avesse portato a dei successi memorabili. In realtà l’unico risultato ottenuto è la diminuzione degli scontri negli stadi, un trend che, comunque, aveva registrato un netto miglioramento anche negli anni precedenti l’introduzione della Tessera.
Detto questo è bene approfondire i dati della serie A nella stagione 2010-11, quella appena conclusa, per rendersi conto che il calcio continua ad essere vittima dell’incapacità organizzativa e gestionale di politici e presidenti col portafoglio stracolmo di banconote, ma privi di idee innovative.
Nelle 19 partite giocate dal Parma allo stadio Tardini, si registra un’affluenza totale di 275.951 spettatori. La media è di 14.524 spettatori a partita. L’apice è stato raggiunto nella sfida contro il Milan (19.615), il punto più basso con il Lecce (11.959), ma era un mercoledì sera. Numeri che valgono il 15esimo posto nella speciale classifica degli spettatori in serie A.
Nella stagione precedente (2009-10) il Parma fece registrare un’affluenza superiore: 324.157 spettatori, con una media di 17.061 a partita. Confrontando le ultime due stagioni, dunque, il saldo è negativo: -48.206. Nel 2008-09 i numeri furono ancora più bassi, ma si trattava di serie B: 216.314 spettatori in 21 partite giocate al Tardini, con un’affluenza media di 10.301. La situazione è in netto peggioramento in tutta la serie A e B, qualche timido segnale di ripresa arriva dalla Prima Divisione.
La fonte di questi dati è il sito “stadiopostcards”, da anni specializzato nel monitoraggio dell’affluenza negli stadi italiani. Quelli del ministero, invece, verranno pubblicati nei prossimi giorni e quasi certamente saranno diversi, come accade ogni anno; altrimenti Maroni non potrebbe sventolare all’Italia intera i suoi “successi” nel mondo del calcio.
La Tessera del Tifoso è senza dubbio uno dei principali motivi della disaffezione dei tifosi, parmigiani e non, unita al dilagare delle tv a pagamento che obbligano la Lega Calcio e le società, in cambio di ingenti somme di denaro, a giocare in giorni e orari assurdi. Senza tralasciare un altro aspetto, gli stadi obsoleti. Molti dei quali, come il Tardini, con una copertura parziale degli spalti, senza adeguati parcheggi e con biglietti a prezzi esorbitanti. Brutture che peggiorano con il passare degli anni, senza che nessuno riesca a invertire il trend. Una gabbia apparentemente senza via d’uscita. Ma il ministro Maroni parla di grande successo.
Se poi proviamo ad uscire fuori dal nostro orticello e guardiamo gli altri paesi europei che masticano calcio, la situazione italiana diventa ancora più allarmante: solo 61% il tasso di riempimento degli stadi nostrani (serie A), contro il 92% di quelli inglesi, l’88% per i tedeschi, il 73% degli spagnoli e il 69% dei francesi. Il tasso di crescita dei ricavi da stadio è stato dello 0,3% dal ’98 a oggi. Quanto agli impianti, in serie A l’età media degli impianti è di 69 anni, mentre in serie B è di 47 anni.
Si potrebbero aggiunger altri numeri, quasi tutti negativi, ma sarebbe come infierire contro un malato terminale. La verità è che il calcio italiano è un’impresa anomala, che sta in piedi grazie all’introduzione di denaro fresco da parte di presidenti appassionati, come Tommaso Ghirardi. Ma questo sistema non potrà durare a lungo. La legge sui nuovi stadi è in naftalina, sebbene la costruzione di nuovi impianti (o ammodernamento di quelli esistenti) sia l’unica strada percorribile, insieme ad una necessaria quanto obbligatoria diminuzione dei costi legati agli stipendi dei giocatori. Questo calcio non è più sostenibile, così come la Tessera del Tifoso che ha allontanato ulteriormente i tifosi dagli stadi.