Avrebbe voluto affrontare il derby con tutte le frecce nell'arco e invece deve arrendersi all'emergenza (4 infortunati e uno squalificato).
Guidolin (festeggia le 400 panchine in serie A) e il Parma tornano a Bologna e i motivi per rendere la sfida molto particolare sono molteplici. Ricordi belli e brutti, anche se l’avvincente spareggio salvezza del 2005 resta indelebile nella mente di tutti i tifosi gialloblù. Oggi la situazione è completamente differente, almeno per il Parma, che a differenza del Bologna ha già chiuso la pratica salvezza e continua a coltivare un sogno quasi impossibile, la qualificazione all’Europa League.
“Jimenez e Morrone non ci sono – annuncia Guidolin -. E’ la maledizione del centrocampo, da gennaio in avanti abbiamo avuto una sequenza di infortuni in quel reparto: da quello di Dzemaili capitato dopo la cessione di Mariga non siamo stati mai in pace. E devo ringraziare ragazzi come Valiani e Antonelli che non sono propriamente centrocampisti che si sono adeguati”. Oltre agli infortunati mancherà anche lo squalificato Lucarelli. Parlare di scelte obbligate è scontato come conferma lo stesso allenatore: “Sì, ho scelte tattiche obbligate. I giocatori avvertono tanta importanza per questa partita, la stessa però di Palermo, Napoli, Milano…”.
Ieri sul campo d’allenamento di Collecchio giocatori e tecnico hanno trovato uno striscione con su scritto: “Vogliamo vincere”. Guidolin: “Ci fa piacere. Quando siamo entrati in campo abbiamo visto lo striscione che ci dà una spinta maggiore. E a noi farebbe piacere accontentarli, anche perché fuori casa ha un sapore diverso. E visto che i tifosi che ci seguono fuori casa, sono quelli che sono più attaccati ma fanno anche sacrifici e fatica è doppiamente importante dare loro delle soddisfazioni. Aldilà di questo dobbiamo tenere il ritmo alto e fare una partita da Parma, con uno spirito che ci ha portato fin qua a raccogliere grandi soddisfazioni”.
L’ultimo pensiero di Guidolin è ler il Bologna, sua ex squadra, anche se il divorzio fu burrascoso: “Ho avuto molte dimostrazioni di affetto e stima che mi riempiono di gioia a Bologna. Il tempo è galante e galantuomo e penso che sia vero. Posso di andare in panchina al Dall’Ara con la testa alta di chi ha dato tutto sé stesso in quegli anni e ottenuto anche ottimi risultati”.