Nella 17ª puntata stagionale di “PARMATALK” (clicca qui per vederla), il webshow in onda ogni lunedì su SportParma, è tornato ospite, dopo le partecipazioni degli anni passati, la vecchia conoscenza gialloblù Alessandro Budel.
Il doppio ex di Parma e Cagliari ha detto la sua sullo scontro salvezza della “Unipol Domus” che ha visto festeggiare la vittoria dei sardi. Nello specifico, è entrato sui motivi della crisi della squadra di mister Pecchia, reduce da 3 ko di fila: «Prima della partita ero stato intervistato da alcune testate sarde e dicevo che il Parma arrivava con più ansia da prestazione, perché non si è mai trovato in quella posizione di classifica. A lungo nei mesi scorsi si è parlato del bel gioco e dell’età giovane della squadra. Ma a febbraio-marzo, trovarsi in quella posizione è complicato, soprattutto se non sei abituato a rimanerci. Soprattutto il Parma, che manca di un po’ di esperienza in tanti giocatori che sono meno abituati a vivere determinati momenti della carriera».
L’attuale commentatore tecnico per DAZN ha parlato anche delle potenzialità della squadra a suo modo di vedere in grado di evitare gli ultimi tre posti della graduatoria. «È normale che la prima cosa che si pensa è che il gruppo stia andando a fasciarsi. Io ho vissuto momenti complicati negli spogliatoi: ci sta che venga a mancare un po’ di alchimia. È così. Ma è anche normale che si debba reagire. Basta una vittoria per ridare entusiasmo a una squadra che ha tutte le carte in regola per la salvezza. Ci sono squadre obiettivamente inferiori: il Parma ha la possibilità di dimostrarle, come ha fatto per gran parte del girone d’andata. Il supporto del pubblico in casa può far bene, è importante sentire l’appoggio dei propri tifosi per chi va in campo: solo il gruppo squadra così può uscirne».
Budel, che nel Ducato giocò un totale di 55 partite (con 4 gol e altrettanti assist) tra il 2004/2005 e nel biennio 2008-2010, è entrato anche più a fondo nel merito della questione del cosiddetto “fattore campo”, facendo un paragone tra il pubblico cagliaritano e quello parmigiano: «Lo stadio a Cagliari spinge: senti che dietro c’è la regione. Allo stesso tempo ti può anche togliere perché, quando le cose non vanno bene, in settimana i tifosi si fanno sentire e inizia a diventare un ambiente che ti può creare dei problemi. Quando ero a Cagliari ho subito delle contestazioni, nonostante avessimo squadre molto forti e nonostante non fossimo mai stati in zone pericolosissime: eppure, è un pubblico esigente, una piazza che richiede tanto e anche facile alla contestazione, cosa che non ho mai vissuto a Parma. È vero che durante la partita lo stadio si sente, lo stadio è bello e piccolo, però magari è più vicino alla critica e, a volte, l’appoggio lo senti meno. Ma quando le cose vanno bene il pubblico si sente tanto. E poi, durante la settimana, ti lascia tranquillo: un giocatore non vive lo stress psicologico, che ad alti livelli c’è, e questo è un fattore molto importante. Piazze diverse, che danno e tolgono allo stesso tempo».
Relativamente alla squadra di mister Pecchia, il quasi 44enne milanese ha aggiunto un pensiero sull’atteggiamento messo in campo nelle ultime partite e sui leader del gruppo: «Se ci sono dei giocatori che in questo momento non stanno rendendo e se l’atteggiamento non è quello positivo, da combattente, di chi si deve salvare, allora l’allenatore, se nota questo, deve tenerli fuori. Chiunque essi siano. Poi, i leader sono quelli che, a prescindere dalla prestazione, sono sempre d’esempio, con l’atteggiamento giusto. La concorrenza leale all’interno dello spogliatoio fa bene: ma alcuni giocatori cardine è lo spogliatoio stesso che lo riconosce, e queste cose le si possono capire solo dall’interno. L’allenatore le deve sentire e captare».
In tema di giocatori cardine in campo e nello spogliatoio, l’ex centrocampista ha elogiato la caratteristiche del mediano Nahuel Estévez, stupendosi per l’assenza così prolungata: «Estévez a me è sempre piaciuto tanto, ha caratteristiche diverse dagli altri. Probabilmente Pecchia, ora, sta puntando sulla fisicità di Keita e Sohm, che io vedo un po’ simili tra oro. Già il rientro di Bernabé è fondamentale, però penso che anche le caratteristiche di Estévez siano fondamentali per la squadra. A me è sempre piaciuto e trovo strano non abbia trovato tante partite da titolare quest’anno».
Infine, un commento sulla costruzione della rosa in sede di calciomercato e sugli errori di valutazione commessi: «Da Pederzoli e dalla società è stato fatto un grande lavoro l’anno scorso con tanti giocatori di grande valore. Tanti di questi potevano stare benissimo in Serie A e lo hanno dimostrato. La mancanza di uno zoccolo duro che ha fatto tanti anni la Serie A, di un blocco di italiani che potesse aiutare gli stranieri possa venire a mancare nei momenti complicati. A mio avviso, l’errore è stato pensare che il Parma potesse fare un campionato in una zona tranquilla, di metà classifica, e che quindi le difficoltà non sarebbero mai uscite, senza pensare invece che in Serie A ci sono dei momenti negativi. Ma anche durante le stesse partite: ho commentato dei primi tempi del Parma stratosferici e poi si è fatto recuperare in maniera incredibile!» ha chiosato Budel.
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