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Rugby

Il Rugby Colorno piange Fabbio Buratti, l’uomo del “trattorino”

Il Rugby Colorno piange Fabbio Buratti, l’uomo del “trattorino”

Stavo facendo una classica rassegna di metà mattina sui social, più precisamente su Facebook, quando sono incappato in un post che mai e poi mai avrei voluto leggere. «Una notizia che ci spezza in due il cuore … Ieri sera il Destino ci ha portato via per sempre Fabbio Buratti. Il Rugby Colorno piange un amico e soprattutto un grande uomo» è la didascalia che mi passa sotto agli occhi che, increduli, rileggono quanto scritto da quella pagina social: Fabbio Buratti non c’è più.

Fabbio Buratti Rugby ColornoSe n’è improvvisamente andato quello che negli ultimi 9 anni era stato il responsabile della manutenzione degli impianti del centro sportivo di via Ferrari. Un lavoratore infaticabile che nemmeno le più calde giornate di sole di fine stagione distoglievano dal suo “trattorino” con il quale era solito spostarsi all’interno del campo “Maini”, da lui curato come se fosse il giardino di casa sua. Un personaggio tanto invisibile quanto fondamentale e insostituibile in uno sport – o, meglio, in una comunità – come il rugby.

Nella mia esperienza al Rugby Colorno di due anni fa, nell’ufficio stampa, Fabbio, con pochi e semplici gesti, aveva contribuito a favorire il mio inserimento in un ambiente del tutto nuovo. Indimenticabili i pranzi condivisi in Club House in cui, sebbene non avessi un orario preciso per effettuare la pausa, sapevo che avrei potuto sedermi sempre al suo tavolo.
Ricorderò Fabbio come una persona simpatica e generosa, peculiarità insite già in quel nome che, per un errore anagrafico, presentava una “b” di troppo, ma che per lui era motivo di una risata in più. Già, le risate. Quelle non mancavano mai e nascevano spontanee dai suoi racconti, saggi o divertenti che fossero, ma sempre segnati da quell’accento leggermente parmigiano.

Alla famiglia Buratti e al Rugby Colorno, in questo momento di sconforto, le mie personali condoglianze e quelle della redazione di Sportparma.

Lorenzo Fava

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