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Rugby

Metti un parmigiano a Perpignan

Metti un parmigiano a Perpignan

Abbiamo incontrato Jean Pierre Ciriani, sangue e nascita parmigiani, "Responsable Boutique" della formazione (franco)catalana di rugby campione nazionale in carica.

Parma e la Francia: dalla duchessa al rugby. Nobiltà, diverse ma nobiltà. Parma ed il rugby viaggiano in Francia non solo per le trasferte di Coppa: anche attraverso Erreà sponsor tecnico, ad esempio, dell’USAP altrimenti conosciuto come Perpignan. E proprio con la squadra francese di status ma catalana di ceppo, la liaison con Parma è, in qualche modo, ancora più stretta. I viaggi europei di Mr Jean Pierre Ciriani coprono spesso la rotta Perpignan-Parma. Il motivo? Mr Ciriani, che sembra un personaggio uscito da un romanzo di Dumas fate voi quale, è di origine parmigiane, per la precisione di Panocchia. Un po’ di parmigianità dunque in un top club francese, anche se, a dire il vero, un po’ annacquata questa parmigianità, n’est pas Mr Ciriani? «Io ormai sono di Perpignan» non può che ammettere il “Responsable Boutique” della squadra campione francese in carica. Nato a Parma, a dispetto del nome francese, i genitori se lo portarono definitivamente oltralpe quando aveva un anno; tornava però spesso per le vacanze estive da ragazzo. A Parma torna ogni tanto a trovare la zia che abita nei pressi di Carignano, cui fa visita pure questa sera dopo aver terminato i lavori a San Polo di Torrile. A questo punto mi viene spontanea una domanda: non andrà mica a mangiare gli anolini? «Eh sì, stasera mia zia mi fa gli anolini, ci saranno anche i miei cugini; ha preso la macchina ed è andata in tutta fretta a comprare il necessario: li fa molto buoni». Potevano mancare, dato il periodo? Di Parma è una delle poche, rare, cose che gli mancano: di sicuro non gli manca la nebbia che gli ha dato il benvenuto «Nebbia a Perpignan, zero. Pioverà una settimana l’anno, c’è un clima stupendo. A maggio si può sciare sui Pirenei e allo stesso tempo andare al mare, tutto nel giro di cento chilometri». Lasciata la promozione turistica, passiamo al rugby: come mai? «E’ una cosa che mi è sempre piaciuta. Fino a 14 anni circa ho vissuto in Bretagna e là non c’era veramente nulla; poi sono sceso a Perpignan e lì … ». Nel rugby si parla di identità in modo spiccato ed abbinando i due termini, identità e spiccato, non si può non evidenziare come sia decisamente più forte, ed è cosa nota, quella catalana rispetto a quella francese, con buona pace di Sarko. Una popolazione caliente, sanguigna, più sinistrorsa: “gente del sud” molto diversa «dalla borghese Parma» come la definisce Ciriani. Il rugby italiano e di Parma? Uhm … Adesso però la parola sulla bocca di tutti è Aironi e mi chiede qualche delucidazione, che fornisco. Non mi nasconde che gli piacerebbe un’amichevole a Parma; beh, anche a noi.
Incontrandolo in Erreà, ci accompagna anche il dott. Perego responsabile del settore rugby col quale sta definendo alcuni dettagli che ringrazio per la disponibilità, dalla stagione scorsa inoltrata sponsor tecnico della squadra francese, si finisce inevitabilmente per parlare di marketing ma più specificatamente di merchandising ovvero di un mondo a parte. Solo un dato: la squadra ha un budget di circa 16 milioni di euro, il merchandising ne porta 3. In una partita casalinga, il negozio dello stadio arriva a fare anche 22 mila euro. La progettualità francese, in questo caso dell’USAP, porterà quest’anno ad utilizzare, ad esempio, quattro maglie speciali. E non parliamo dei regali di Natale. «Il nostro connubio è stato una conseguenza di varie coincidenze – spiega Ciriani-. La Canterbury ci aveva lasciato nella stagione scorsa, noi volevamo un’azienda che ci seguisse in un certo modo; un giorno un mio amico mi parlò della Erreà di Parma. Sentito il nome Parma mi si sono subito accese le spie». Nessun conflitto d’interessi, come qualche amico gli ventilava più che altro ironicamente «Beh, qualcuno, partendo dal presupposto italiano, la battuta la faceva. Al presidente (Paul Goze, ndr) che mi conosce da trent’anni feci la proposta di provare, lui mi ha appoggiato; abbiamo visto, valutato, andava bene ed eccoci qui. La squadra ci ha messo un po’ a “capire” ma alla fine sono tutti contenti». “L’italien”, come lo chiamano laggiù, lavorava nel tessile cosa che gli torna sempre utile; e mi fa notare che il maglione, con un logo ovale giallo e rosso, e la camicia che porta sono “fatte dal Perpignan” che utilizza terzisti ad esempio in Portogallo e Tunisia.
Merchandising e marketing, si diceva. «Il rugby in Francia sta ancora salendo, ma anche da voi in Italia può continuare a farlo, perché è uno sport che piace anche se non è proprio nello spirito italiano. Il Perpignan fa molti sforzi per coprire il territorio e parlando di catalanità ad esempio, a Barcellona abbiamo distribuito 6000 palloni da rugby nelle scuole. Poco a poco la gente viene, si avvicina: certo non puoi aspettarti l’ondata però arriva». Già, Barcellona. La “capitale” sarà teatro (venerdì 15 aprile 2011 in notturna) della gara di campionato tra Perpignan e Racing Metro ’92 (la squadra allenata da Berbizier con una folta rappresentanza azzurra tra cui il neo arrivato Mirco Bergamasco, ndr) «Vogliamo che diventi l’evento rugbystico col più alto numero di spettatori. Ed è una espressa volontà del presidente del Barça». (Come in Italia: anche i nostri presidenti di squadre di calcio non vedono l’ora di far giocare una partita di rugby nel loro stadio. Per chiedere un po’ di danni). Un lungo lavoro di “marketing” che ci auguriamo, da amanti del rugby, possa riempire il Camp Nou. Certo è che Barcellona può attrarre tifosi sia dalla Francia che dall’Italia e dalla Spagna, ma la considerazione viene “cassata” dal nostro interlocutore prima di congedarci «Non spagnoli: catalani. E’ una giornata catalana». Se sente Bossi … Ovviamente, maglia speciale. Di solito gli assenti hanno sempre torto … Fammi un po’ vedere che altro c’è in quel fine settimana …

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