Paolo Amir Tabloni, trentacinque anni il prossimo aprile, qualche rigore nelle sua lunga carriera, vissuta con ben 15 squadre differenti, lo ha parato. Ma mai gli era capitato di neutralizzarne addirittura due nell’arco di una stessa partita. Per di più in un contesto di un derby storico, come quello tra Borgo San Donnino e Fidenza, disputatosi nell’ultima domenica di campionato. Lui, fidentino di nascita, è stato indiscutibilmente “il protagonista” del weekend appena trascorso. E noi di SportParma abbiamo subito contattato il portiere del club bianconero per rivivere una doppia prodezza da prima pagina e per commentare la stagione in corso.
È con questa intervista che inauguriamo la rubrica che darà spazio ai protagonisti del calcio dilettantistico parmense.
Benvenuto su SportParma, innanzitutto. Paolo, che sensazioni hai provato quando hai respinto il secondo penalty di giornata?
«Ti dico la verità: ero molto soddisfatto per aver parato il rigore e per aver tenuto la squadra in partita. Anche perché i valori in campo erano talmente diversi e talmente sbilanciati, che il primo pensiero è stato il bene collettivo. Solo dopo, in un secondo momento, ho capito che avevo fatto qualcosa che a livello personale mi ha regalato una grande soddisfazione; l’ho realizzato dopo, avevo troppa adrenalina in corpo».
Hai ipnotizzato non uno, ma ben due rigoristi del calibro di Modafferi e Montali: qual è il segreto?
«Sono l’ultimo a cui chiedere un segreto in merito, perché finora ero sempre stato spiazzato dai tiri dagli undici metri. Con Angelo (Modafferi, ndr) ho giocato due anni ai Crociati Noceto: lo conoscevo, ma sui rigori è imprevedibile, perché lui cambia sempre angolo. Mi sono affidato alle mie sensazioni. Nei tre rigori calciati contro domenica ho sempre pensato che mi avrebbero incrociato i tiri: e così, battezzando il tiro incrociato, nelle due occasioni su Modafferi e Montali mi è andata bene».
Per altro questa tua prodezza è coincisa con un match molto particolare. Era la prima stracittadina della storia tra Borgo San Donnino e Fidenza, che tu per altro hai vissuto da ex.
«Il destino è simpatico quando si impegna (ride, ndr)… In estate mi contatta il Fidenza – chiamata a cui non potevo dire di no e in cui ormai, a 34 anni e mezzo non credevo più -, disputo un campionato importante come quello di Promozione, ho la possibilità di giocare contro il Borgo San Donnino, ambiente molto amico: è stata una sensazione strana. Sono stato protagonista in una partita bellissima, non posso che essere felice».
Avevi qualche sassolino da levarti dalle scarpe? Ti sei preso una rivincita, visto che eri stato tesserato nel San Donnino durante la stagione 2014/2015?
«Al momento della firma con il Borgo in quella stagione, sapevo già che l’accordo sarebbe stato della durata di due mesi. Ma devo dire che i rapporti sono sempre rimasti ottimi; anche nel momento in cui mi svincolarono – mentre io ero in attesa di accordarmi con la Biancazzurra – mi fu consentito di continuare ad allenarmi con loro, con gli altri portieri e con mister Gasparini, che per me è un amico. Nessun dente avvelenato con i cugini di Fidenza».
Restando nelle tematiche fidentine, il Borgo San Donnino sembra essere attrezzato per fare una stagione di vertice, mentre il tuo Fidenza, partito a fari spenti, sinora ha conquistato un discreto bottino (9 punti in 9 partite), dimostrando di potersela giocare con tutte le avversarie per la salvezza. Ti aspettavi questo inizio?
«Innanzitutto, non abbiamo ancora fatto niente. Noi siamo in zona play out, quindi non stiamo facendo poi così bene. Chi dice il contrario, è perché forse si sarebbe aspettato un avvio peggiore di quello che sin qui siamo riusciti a fare. Quest’estate ero stato il primo a firmare per il club, perché ero felice dell’opportunità personale e soprattutto convinto dal progetto di rinascita di una società importante, che nelle ultime stagioni aveva sempre fatto la Serie D o l’Eccellenza. Quando ho visto la campagna acquisti, poi, avevo notato che eravamo molto indietro rispetto alle altre squadre; però, c’è da dire che noi andiamo in campo con una fame particolare. Non ci crediamo arrivati, dobbiamo dimostrare tutto, anche perché in squadra abbiamo tanti giocatori giovani e diversi altri che sono reduci da stagioni in categorie inferiori».
Cosa ti aspetti dalle prossime partite di un campionato che pare essere molto equilibrato e combattuto?
«È uno dei campionati più difficili degli ultimi anni: ogni domenica ci troviamo contro squadre iper attrezzate che hanno spesso tante migliaia di euro per allestire rose di livello. Ci sono due campionati in uno: il primo non ci riguarda, in quello giocano squadre quasi da Eccellenza. Noi giochiamo il secondo campionato, in cui possiamo arrivare o primi o ultimi con le nostre dirette concorrenti, che sono Basilica, Marzolara, eccetera. Per altro domenica avremo il primo match point contro il San Secondo, altra squadra sulla carta decisamente più attrezzata: se vincono loro si portano a meno uno e forse tornano in carreggiata; se vinciamo noi, acquisiamo quella consapevolezza che ci può aiutare nel prosieguo. Dobbiamo ragionare partita per partita senza fasciarci la testa, perché per noi non è proibitiva solo ogni partita, ma tutto il campionato».
Pronostico. Dove arriva il Fidenza a fine stagione?
«Se il Fidenza retrocede direttamente, sarà quello che si aspettavano tutti ad agosto. Se il Fidenza retrocede ai play out, avrà già fatto qualcosa in più delle sue possibilità. Se si salva passando ai play out, allora fa un miracolo. Se il Fidenza si salva direttamente, beh, allora passa alla storia».
Chi vince quest’anno la Promozione?
«Questa è una bella domanda. Il Brescello contro di noi è stato troppo brutto per essere vero. Noi li abbiamo battuti, ma di sicuro non erano in giornata e da quel che ho sentito dire questa squadra, se fosse stata inserita nel girone B, oggi sarebbe prima ad occhi chiusi. La Piccardo mi piace molto, ma secondo me gli manca qualcosa. Il Pallavicino mi ha stupito, ha giocatori importanti, ma ci sono realtà più attrezzate. Attendo di vedere Agazzanese e Montecchio prima di poter dare questo verdetto. Certo è che queste squadre se la giocheranno fino alla fine».
Ultima considerazione. Nella tua vita non sei solo un portiere di calcio, ma anche uno scrittore: hai da poco realizzato il tuo ultimo libro “999”. E presto diventerai pure papà… Da dove nasce la tua passione per la scrittura?
«La passione di scrivere ce l’ho sempre avuta dentro. Quando ho iniziato a scrivere romanzi, nessuno mi dava credito. Ormai però sono 15 anni che ho intrapreso questo percorso editoriale e con questo romanzo credo di aver intrapreso il filone giusto, perché sto dando voce a tanti giocatori che sono stati dei campioni mancati. Dietro “999” c’è tanto lavoro, durato oltre sei anni. Adesso non nego che sono un po’ stanco, ma mi sta dando soddisfazioni enormi… So tutti i sacrifici che ho fatto per il calcio e voglio godermi il momento, cercando di portare avanti tutti i miei impegni. Poi da dicembre in avanti (ma lo è già adesso) la priorità sarà mio figlio, la cosa più importante della mia vita». Lorenzo Fava
(Paolo Amir Tabloni nello scatto di Alberto Poldy-Allai per il sito del Fidenza Calcio)