Dei grandi impianti cittadini in sofferenza, da più o meno tempo, sono tre quelli maggiormente in evidenza: il PalaRaschi, il Lauro Grossi e il Nino Cavalli, quest’ultimo inaugurato per i mondiali del 2009 ma che fa acqua, nel vero senso del termine, già da qualche anno; più un paio di altri piccoli impianti da riportare in uso, vedi il campo sportivo di Vicofertile bloccato e la palestra del centro Aldo Notari, ex Quadrifoglio, lasciata a marcire per decenni: «Quest’ultima riaprirà a settembre dopo che per vent’anni è stata una cattedrale nel deserto e questo grazie all’impegno dell’Inzani ma anche al fatto che questa Amministrazione è riuscita a sbloccare la situazione. Bella forza, può obiettare qualcuno, “non c’avete messo soldi”: però non è mai stato fatto nulla prima».
PalaRaschi: «Abbiamo steso ipotesi di intervento, cifre importanti ma sostenibili, con Vigili del Fuoco e chi di competenza arrivando a un’agibilità per 2000 persone; a breve interverremo in modo da aumentare la capienza in modo tale da ospitare eventi sportivi anche di “categoria superiore”. I problemi d’infiltrazione? Ci sono dal ’94, non credo sia il problema principale: intanto portiamoci a casa il fatto di poterlo usare, poi qualcuno ci penserà a imbiancarlo, a farlo più bello … ». Forse servirà qualcosa in più di un’imbiancatura … L’Assessorato conta di averlo certificato per il 2017. Sul PalaRaschi, però, c’è anche un aneddoto risalente a un paio di mesi fa, in piena bagarre per le varie “pseudo cordate” interessate a rilevare il Parma calcio. Uno di quei sedicenti interessati era tale Eugenio De Paolini Del Vecchio, la cui fedina penale è ormai nota, il quale si recò al palazzetto, presente anche l’Assessore Marani, con idee di ristrutturazione che prevedevano, anche, un ristorante: «L’Assessore l’ha conosciuto lì – precisa Marani-. C’è stato qualcuno che mi ha riferito di una persona interessata, affidabile, con delle possibilità; io vado lì, per curiosità, lui tra l’altro è arrivato con tre quarti d’ora di ritardo, si presenta, io non sapevo minimamente chi fosse, e dice che “qui buttiamo giù questo, qui farei così … “. Poi sparisce e dopo una settimana lo vediamo sui giornali».
Passiamo al Nino Cavalli che ha, da qualche mese, due coperture: la tettoia e un paio di gualdrappe a copertura degli spalti siti sopra i due dug-out, ove le infiltrazioni hanno iniziato a fare il loro lavoro già a partire dal secondo anno di vita dell’impianto; dopo sei anni sembra ne abbia cinquanta: «La perizia di questi giorni ci dirà come intervenire, se le coperture si riescono a fare e quanto costano, perché c’è anche un discorso logistico. Se la spesa è sostenibile, nel piano di STT c’è un capitolo di spesa per la copertura. Questa è una situazione vergognosa: c’è una causa in corso, come è noto». Qualcuno lamenta la tempistica: con tutto il tempo in cui rimane fermo il campionato … Speriamo, in ogni caso, che la magagna possa essere sistemata.
Il Lauro Grossi avrebbe la pista da rifare, per dirne una: «C’è da rifare la pista, stiamo rifacendo il Lottici ma abbiamo anche fatto una cosa che non ha mai fatto nessuno: verificare quanto costerebbe mettere a norma le tribune che, strano ma vero, non hanno un fascicolo dedicato presso chi di dovere». E qui, Marani lancia una frecciatina: «Che rapporto c’è stato tra le varie Amministrazioni e chi deve certificare la norma? Per esempio, è normale che quando sono iniziati i lavori per l’ultimo stralcio dell’allora XXV Aprile, quando ci siamo confrontati col Coni loro non avevano censito quell’impianto ma era soltanto un prato?».
Da tanti anni, Parma è una città europea dello sport: lo fu ufficialmente nel 2011. Sembrano tempi lontani, per certi versi. Parma ha sempre avuto grande visibilità europea, grazie a molte squadre che hanno viaggiato in lungo e in largo nel vecchio continente, viaggi che, purtroppo, sono sempre meno frequenti. L’auspicio è che lo sport, a Parma, riesca a trovare non dei “capitani d’avventura”, ce ne sono stati alcuni anche locali, ma sinergie nuove con il settore economico. A tal proposito, sorge spontanea una considerazione sulle Zebre che, volenti o nolenti, sono una realtà di Parma, adottiva ma di Parma e ora non più federale, e per la quale l’Assessore rivela un aneddoto: «Non vi rendete conto di quante telefonate ho ricevuto da commercianti preoccupati quando era uscita la notizia sull’eventualità che andassero via da Parma».