«A ogni azione corrisponde sempre una reazione uguale e contraria». Quanto detto è scientificamente universale e, pertanto, come tale, non si sottrae nemmeno alle leggi del calcio, dove spesso a prevalere nei protagonisti in campo è la parte istintiva su quella razionale.
Nelle scorse ore, due conoscenze del Parma Calcio – l’una coniugata al presente, l’altro al passato – sono state protagoniste di reazioni incontrollate. Venerdì sera Adrian Bernabé, dopo un paio di falli ricevuti e qualche parolina di troppo non sfuggita alla sua più che buona comprensione della lingua italiana non ci ha più visto: e al gol di Delprato del 2-1 è andato a esultare in faccia a Rolando Maran e alla panchina del Brescia tutta. Che, poi, puntualmente, ha fatto partire la caccia all’uomo. Una caduta (anzi, una “scivolata”) di stile, quella del catalano, che ha fatto prevalere l’esuberanza dei suoi 23 anni al raziocinio che lo contraddistingue nelle sue giocate in campo: poteva e doveva evitare di provocare in nome di una più soddisfacente esultanza insieme ai propri compagni, capaci di ribaltare una situazione di svantaggio contro le Rondinelle, segnando il 9° gol stagionale dall’89’ di gioco in poi. Bernabé, per la sua reazione fuori luogo, si è beccato il cartellino giallo (che lo fa andare in diffida) dall’arbitro Marinelli e la tirata d’orecchi in conferenza stampa di mister Pecchia, che forse, chissà, in privato avrà assunto i toni di una lavata di capo. Per fortuna, però, la situazione non è degenerata e tutto può essere archiviato come una lezione da imparare.
Sorte ben peggiore e più triste è toccata all’ormai ex allenatore del Lecce, Roberto D’Aversa, sollevato stamane dal proprio incarico non solo a causa dei risultati (25 punti in 28 giornate, con 9 sconfitte nelle ultime 12) ma soprattutto per il “colpo di testa” – tutt’altro che geniale – che lo ha visto suo malgrado protagonista in un finale incandescente e pieno di veleni. La testata rifilata, dopo il triplice fischio, in pieno volto all’attaccante dell’Hellas Verona, Thomas Henry, gli è costata la panchina dei salentini, ora alla ricerca di un sostituto. Il tecnico, che guidò il Parma alla scalata dalla Serie C alla A, stavolta non ha controllato gli impulsi ed è caduto nel baratro. Il rischio ora è che, oltre al danno (il licenziamento), possa arrivare anche la beffa (una lunga squalifica): c’è chi ricorda il precedente di Delio Rossi, che fu “sospeso” per tre mesi dopo aver aggredito un proprio giocatore (Ljajić) ai tempi della Fiorentina.
È proprio vero che la vita dipende al 10% da quello che ti succede e al 90% da come reagisci.