A distanza di più due mesi si scopre che Spal-Parma del 13 maggio sarà stata l’ultima partita in B per i ferraresi e l’ultima volta su un campo da gioco per l’attaccante Giuseppe Rossi.
Il calciatore classe 1986 ha annunciato ieri, attraverso il proprio profilo Instagram, la decisione di lasciare il calcio giocato. All’età di 36 anni l’italo-statunitense ha detto “basta” e ha chiuso la sua carriera che avrebbe potuto riservargli ben altri soddisfazioni, se non fosse stato per quei tanti, troppi infortuni alle ginocchia che ne hanno condizionato le sorti. Ma il ragazzo di Teaneck, New Jersey, sembra non prendersela con la cattiva sorte: «È stato un viaggio indimenticabile! Dal correre per il cortile da bambino con una palla ai piedi e avere mio padre come allenatore, al giocare al massimo livello di calcio possibile, negli stadi più belli che il calcio possa offrire e giocare con/contro i migliori giocatori e club del mondo…. Sono eternamente grato di aver fatto parte di questo gioco. I miei sogni si sono avverati. La mia vita è realizzata. Tutto quello che ho sempre voluto era essere il miglior giocatore possibile. Ho dedicato ogni grammo di me, versato sangue, sudore e lacrime per questo gioco. Posso lasciare il gioco serenamente, sapendo di aver fatto tutto il possibile per raggiungere i miei obiettivi. […] Amo così tanto il gioco che non avrei mai potuto arrendermi. Ecco perché lo scrivo a malincuore ma con un grande sorriso in faccia: sono orgoglioso di ciò che ho realizzato!» queste alcune delle sue dichiarazioni nella lunga lettera d’addio.
Gli inizi di Giuseppe Rossi furono proprio qui, a Parma: arrivato nel Ducato all’età di 12 anni, ben presto si rivelò uno dei talenti più puri di tutto il calcio europeo, tanto da essere acquistato, nell’estate 2004, dal Manchester United che, dopo due anni e mezzo di apprendistato, lo fece tornare per un prestito di 6 mesi a vestire la maglia crociata. Il suo ritorno a Parma a gennaio 2007, alle dipendenze di mister Claudio Ranieri, concise con uno dei periodi di massimo splendore della sua carriera. Con 9 reti in 20 presenze, quel ragazzo di soli 19 anni, con l’accento italoamericano e il numero 8 stampato sulla schiena, fu l’autentico trascinatore di una salvezza in Serie A che sembrava disperata. Gol, assist, giocate in velocità e dribbling ubriacanti che valevano il prezzo del biglietto: il futuro di “Beppe” – divenuto ben presto “Pepito” con la successiva esperienza in Spagna – si capiva che sarebbe stato lontano dall’Ennio Tardini e già destinato ad una parabola in grande ascesa.
L’esperienza al Villarreal (192 partite, 82 gol) l’avrebbe consacrato, ma quella alla Fiorentina invece ne segnò l’inizio della fine (Fiorentina 19 gol in 42 partite in 3 anni), sbarrando anche le porte al proseguimento con la Nazionale italiana (30 presenze, 7 gol). Poi un lungo e stanco girovagare: Levante, Celta Vigo, Genoa Real Salt Lake e, infine, la Spal. A Ferrara, proprio contro il suo ex Parma, si è chiuso il cerchio.
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