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I pionieri parmigiani delle radio libere

I pionieri parmigiani delle radio libere

Sulla locandina dell’evento, affisso sulla porta d’accesso della Famjia Pramzana, campeggiava Carlo Drapkind, primo direttore di Radio Parma, la prima radio libera italiana, ritratto in una foto d’epoca nella storica sede dell’emittente in Via Cavallotti, assieme alla compianta Anna Maria Bianchi, l’annunciatrice che aprì le trasmissioni il 1° Gennaio 1975, e a Gigi Stocchi, che prima di diventare un affermato astrologo e non solo faceva il dee-jay.

Protagonista dell’evento, però, era Gian Carlo Ceci, invitato dal sodalizio quale voce narrante dell’epopea della radiofonia “libera” parmigiana, ma il decano dei radiocronisti, autore della prima diretta integrale l’11 Gennaio 1976 Arezzo-Parma, diffusa da Radio Emilia, gentilmente ha allargato l’invito anche ad alcuni altri pionieri, quorum ego, oltre ad Arturo Dalla Tana, notaio in Parma, ma in gioventù radiocronista di baseball e basket, invidiato persino da Mamma Rai, Stefano Frigeri, oggi affermato medico, nonché volto televisivo, ma all’epoca porta-borracce di Ceci, al suo fianco anche nella prima volta in Toscana, il Direttore della Gazzetta di Parma Claudio Rinaldi, che ha ricordato la sana competizione tra le redazioni sportive di Radio Emilia e di Radio Onda Emilia (dopo la scissione dal nucleo iniziale con 26 cronisti e collaboratori volontari “diretti” da Ceci), Lino Pasqualis, che a Radio Emilia curava gli sport minori, ma soprattutto Marco Toni, il tecnico che realizzò materialmente la pazza idea di Carlo Drapkind e Virginio Menozzi di diffondere via etere il quotidiano parlato che avevano in mente.

La presenza di Marco Toni è da incorniciare, in quanto credo che sia stata la prima volta in assoluto che ha presenziato ad un evento pubblico parlando di radio: in precedenza aveva concesso a me, una decina di anni fa, una intervista in cui ricordava, con aneddoti simpatici (del resto come ieri) i primi vagiti di Radio Parma. Sotto l’abile regia di Ceci si è giocata praticamente una partita (90′ più o meno, sopra il video integrale) con grandi classici, come la primogenitura tra lui e il compianto Pino Colombi, del primo racconto del Parma Calcio (quest’ultimo fu il primo a fare dei flash, Ceci, invece l’integrale) e le varie peripezie dei pionieri.

Oltre ad aver potuto riabbracciare Marco Toni, che quando ero un bambino pedante mi incuteva un po’ di timore per le sue risposte secche ai miei reiterati quesiti, tipo: (“Toni, fin dove si sente Radio Reggio?” e lui: “Che c. vuoi che me ne freghi? Si sente? Basta!” addì estate 1975), questo pomeriggio prezioso mi ha concesso di arricchire le mie conoscenze su Carlo Drapkind, il mio primo direttore, al quale debbo il mio precoce battesimo radiofonico: tra gli astanti, infatti, c’era William Tedeschi, che è ai più noto come armonicista (e la passione per la musica l’ha trasmessa anche alla figlia Michela), ma è anche un ex grafico pubblicitario ed una infinità di altre cose. Ebbene Tedeschi ha ricordato come Drapkind, nella sua lungimiranza, avesse proposto a Padre Rossi dell’Annunziata di lanciare una “Radio Padre Lino”, che, se gli avessero dato retto, forse, avrebbe avuto lo stesso successo (e non solo) di “Radio Maria”.

Questa chicca mancava nel mio album di conoscenze su Drapkind, ma conferma quanto sapesse vedere lontano, come testimonia la stessa evoluzione che ebbero le radio e le televisioni private dopo l’infrangersi del monopolio. E proprio William Tedeschi è l’autore della vignetta di Ceci nella copertina di questo articolo.
(di Gabriele Majo)

 

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