Da questa mattina è un susseguirsi di ricordi ed emozioni, un tributo doveroso ad una “figura storica del movimento arbitrale italiano”.
La morte di Alberto Michelotti (leggi qui) ha fatto il giro dell’Italia in poche ore: quotidiani online, tv nazionali e locali, social e radio. Una valanga di ricordi per rendere omaggio ad un personaggio che partendo da Parma, dall’Oltretorrente, ha calcato i palcoscenici più importanti del calcio internazionale. Dall’Associazione Arbitri Italiana (a Roma), a diversi club professionistici tra cui Parma, Napoli e Avellino.
Una scalata impressionante, genuina, vera e passionale. Michelotti divenne arbitro nel 1958, raggiunse dieci anni dopo la Serie A dove ha diretto 145 partite. Tre le finali di Coppa Italia: 1975 (Fiorentina – Milan), 1980 (Roma – Torino) e 1981 ( Torino – Roma). Nel 1974 gli fu assegnato il Premio Giovanni Mauro. Nominato arbitro internazionale nel 1973, ha ottenuto una brillante carriera anche fuori dai confini nazionali, con le Olimpiadi di Montreal nel 1976, la finale di Coppa Uefa nel 1979 tra Borussia e Stella Rossa, e il Campionato Europeo nel 1980 (con la direzione della gara inaugurale tra Cecoslovacchia e Germania Ovest).
Napoli è stata sempre una città nel suo destino. Qui debuttò e qui chiuse la carriera con un omaggio dei tifosi partenopei che esibirono uno striscione con su scritto “Alberto, tu si ‘na cosa grande”.
“Al termine della carriera nel mondo del calcio – scrive l’Ansa -, Michelotti era entrato nel ciclismo professionistico diventando stretto collaboratore di Vincenzo Torriani nell’organizzazione del giro d’Italia. Molto intenso poi il suo impegno nel mondo del volontariato, in particolare al fianco del Don Gnocchi di Parma, e nella scuola con le sue lezioni ai più piccoli in dialetto parmigiano”.
Ciao, Crociato Alberto, autentico simbolo di parmigianità 🙏🏻🟡🔵
📝➡️ https://t.co/YSUys1b7O5#ForzaParma pic.twitter.com/Ca0x0FV9IM— Parma Calcio 1913 (@1913parmacalcio) January 18, 2022