Tra le tante avventure del passato di Fabio Pecchia nelle vesti di allenatore quella della stagione 2016/2017, quando sedeva sulla panchina dell’Hellas Verona, rievoca corsi e ricorsi che fanno piacere oggi ai tifosi del Parma.

Alla terza esperienza da primo allenatore, dopo quelle a Gubbio e Latina seguite dalle parentesi da vice di Rafa Benitez al Napoli, al Real Madrid e al Newcastle, Pecchia aveva trovato la sua prima promozione (l’altra sarebbe arrivata cinque anni dopo, con la Cremonese) e riportato in Serie A la squadra scaligera, indicata dagli esperti alla vigilia come la grande favorita alla vittoria finale, dopo solo un anno di purgatorio. I numeri, quell’anno, avevano dato conferma della bontà delle previsioni. Il girone di andata dell’Hellas Verona aveva rispettato le aspettative e la squadra aveva conquistato il titolo di campione d’inverno con 41 punti in 21 partite, totalizzando 40 gol fatti e 23 subiti (+17 il saldo della differenza reti). Nonostante un girone di ritorno in calo – 33 punti nella seconda parte di campionato con 24 gol fatti e 17 subiti (+7) –, costato il primo posto in classifica a discapito della Spal, l’Hellas era riuscito a conservare quantomeno il secondo piazzamento e a regalarsi la festa per la promozione diretta all’ultima giornata, chiudendo il campionato a 74 punti. Alla pari con il Frosinone, ma in vantaggio rispetto ai ciociari negli scontri diretti.

Un passato che richiama il presente. Sì, perché Pecchia ha fatto tesoro di quell’esperienza veronese, prolungata anche l’anno seguente in A (per un totale di 86 panchine con una media punti di 1,29 a partita): è cresciuto come allenatore, si è affermato negli ultimi tre anni di Serie B come uno dei più esperti della categoria. E in questa prima metà di stagione alla guida dei Crociati, arrivati al giro di boa con il titolo platonico di campioni di inverno e con 6 punti di vantaggio sulla terza in classifica, il 50enne di Formia sta ripetendo, nei numeri e nelle analogie, il campionato straordinario registrato dal “suo” Verona 7 anni fa. Come l’Hellas, anche il Parma chiude il girone d’andata a 41 punti all’attivo ma in 19 partite (il Verona ne aveva registrati altrettanti con 2 gare in più). La media punti da 1.95 si alza a 2.15. Inoltre, migliora anche il bottino dei gol perché, se è vero che i 37 gol fatti da Man e soci sono 3 in meno rispetto a quelli che Pazzini & co. segnarono da settembre a dicembre 2016, il dato delle 17 reti subite in stagione (6 in meno dei veneti) permette di avere una differenza reti di +20 (rispetto al +17 del “suo” Verona).

Il merito di Pecchia di aver valorizzato, in questi mesi di lavoro, la giovane rosa a sua disposizione, trasmettendo una filosofia di gioco che facesse emergere le qualità dei suoi giocatori, è sotto gli occhi di tutti. A tal punto che il paragone con l’Hellas Verona versione ’16/’17 viene superato ben presto dai numeri collezionati dal mister crociato, arrivato a 65 panchine ufficiali con 115 punti all’attivo e una media di 1,77 a partita. Le due stagioni prese in considerazione viaggiano sugli stesso binari, a livello di numeri; anzi, questo Parma va anche più veloce. E se questi saranno confermati anche nel girone di ritorno, porteranno senza dubbio allo stesso esito. Quello che spera tutta Parma è di poter assistere a quanto già successo a Verona qualche anno fa e, vedendo le attuali prestazioni e la conseguente euforia, sognare la serie A è più che lecito.

(In copertina, Fabio Pecchia, allenatore del Parma nella Serie B ’23/’24 – ©Foto: Lorenzo Cattani)