La clamorosa papera di Gianluigi Buffon in Perugia-Parma ha fatto il giro del mondo (giornali, siti, tv e social), neanche fosse lo scoop del secolo in corsa per il premio Pulitzer.
D’accordo, Buffon è un big, un campione del mondo, e ogni respiro “merita” l’attenzione di fans, tifosi, social, ecc. E, inutile nasconderci, lunedì l’ha combinata grossa. Una frittata enorme.
La conseguente esposizione mediatica ha portato qualche addetto ai lavori, tra cui il direttore di Sportitalia, Michele Criscitiello, a emettere sentenze drastiche: “Per rispetto della tua carriera, arrivati a questo punto è meglio smettere. Lo chiediamo per favore”. A seguire analisi, commenti, pareri e supposizioni: paginate intere di quotidiani con il frame dell’errore di Perugia.
Parole che si aggiungono a quelle di tanti altri tifosi, tutti con la memoria corta o presumibilmente poco informati della stagione del portiere 44enne con la maglia crociata addosso: quasi sempre uno dei migliori in campo, malgrado i 27 gol incassati in 26 presenze (8 clean sheet).
Buffon non ha certo bisogno di alcun avvocato difensore, la sua storia parla da sola. E il clamore mediatico per una delle rarissime papere commesse in carriera è “solo” un effetto collaterale, comunque ingeneroso e irrispettoso.
