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Parma Calcio

ESCLUSIVO | Bia: «Parma, un patrimonio di oltre 200 milioni. Leoni è da Nazionale. Col Napoli è tosta»

Giovanni Bia ceo BC Group

In esclusiva per SportParma, il procuratore sportivo ed ex calciatore parmigiano Giovanni Bia si è raccontato in una piacevole intervista ai nostri microfoni.

Cresciuto nel settore giovanile del Parma Calcio, Giovanni Bia ha debuttato in Serie A con la maglia crociata il 5 aprile 1992 nel match casalingo del “Tardini” contro il Cagliari. Durante la sua carriera ha calcato i campi di Serie A, indossando casacche di club storici come Napoli, Inter e Bologna, lasciando ovunque il segno. Dopo il ritiro, il 56enne parmigiano ha deciso di continuare a vivere il mondo del calcio, questa volta da dietro le quinte, intraprendendo il percorso da procuratore sportivo. Oggi, a circa 14 anni dalla sua nascita, è CEO della società BC Group Agency, che assiste più di 90 giocatori professionisti che militano tra Lega Pro e Serie A.

Per un ragazzo nato e cresciuto a Parma, cosa significa aver esordito in Serie A con la maglia della tua città?
«È una cosa meravigliosa, il sogno dell’80% dei ragazzi di Parma che giocano a calcio. Io ho avuto questa fortuna incredibile, che mi è capitata anche per tanta dedizione e sacrifici fatti. È stata una cosa incredibile».

Il fatto di aver esordito da giovane come ti ha portato a vivere i giorni precedenti e il giorno stesso dell’esordio?
«Io mi sono trovato catapultato in questo mondo dalla curva perché da quando mio padre mi ha concesso di andarci io sono sempre stato lì. Trovarmi dentro il campo è stata una cosa veramente strana: uso questo aggettivo perché mi trovavo 20 metri oltre dove solitamente stavo. Io ho saputo ad inizio settimana che avrei giocato quella partita e l’ho vissuta molto tranquillamente. Quando succedono queste cose è giusto viverle serenamente, lo dico sempre anche ai miei giocatori, perché è quello che tu sogni, che aspetti e quando ti arriva devi viverlo con gioia e non con apprensione di non essere all’altezza. L’unica cosa che mi ha dato sensazioni un po’ più forti del solito è stato quando sono uscito a far riscaldamento: in curva c’erano i miei amici con lo striscione “1,2,3 pronti, Bia” e lì c’è stato un attimo di emozione. Mi toccavo per capire se fosse vero o se fosse un sogno. Poi dopo però ti concentri sulla partita, sugli avversari, su quello che il mister ti ha detto di fare e ti occupi solo di portare a casa il risultato, più che sulla prestazione personale».

Rimanendo sul tema Parma, i crociati domenica sera affronteranno il Napoli; da doppio ex, come vedi la partita?
«Sarà una partita difficilissima per entrambe le squadre perché il Parma è in salute, è una squadra che sa giocare a calcio e che in casa ha bastonato tante Grandi (vedi Inter e Juventus). Chi avrà piùcoraggio di vincerla e farà meno errori vincerà la partita. Questi match si decidono sugli episodi, su un errore individuale, su una situazione tattica provata: sarà una partita bella, tosta e il Parma ha tutte le carte in regola per vincerla. Secondo me sarà una partita molto tattica e la differenza la farà chi sbaglierà meno o la destrezza di un singolo di cambiare la partita.
È una partita molto particolare: il Napoli si gioca lo scudetto, il Parma la salvezza, è uno di quegli incontri testa-coda molto difficili per entrambe. È chiaro che il Napoli, sulla carta, è avvantaggiato, ma tutti abbiamo visto com’è finita contro Inter, Juventus e Milan ad inizio campionato. Il Parma non sarà battuto in partenza, anzi».

Dato il tuo passato da difensore, oggi nel Parma c’è un giocatore che ti assomiglia?
«Direi di no, perché ero più un libero che un difensore centrale, anche se per tanti anni l’ho fatto. Oggi il libero è un ruolo un po’ scomparso, sarebbe il difensore centrale in una difesa a 3. Io ero un giocatore che giocava molto a calcio, bravo tecnicamente; quindi, forse per capacità tecniche direi Leoni. Gli altri sono più stopper che liberi, quindi diciamo che sono giocatori diversi. L’unico che potrebbe un po’ avvicinarsi è Leoni».

Proprio su Leoni, che idea ti sei fatto di lui e dove credi che possa arrivare in futuro?
«Su Leoni è stato fatto il percorso giusto da parte sia della società che dell’allenatore. L’anno scorso aveva fatto un buonissimo campionato di Serie B con la Sampdoria, però non era ancora pronto per essere buttato nella mischia ad inizio campionato. Il Parma ha fatto un colpo incredibile perché secondo me diventerà un giocatore da Nazionale per tanti anni. A parte il ragazzo per bene che è, un aspetto molto importante, è un giocatore forte; credo che il percorso che gli hanno fatto fare sia perfetto. È un giocatore che può giocare dappertutto, nei grandi club italiani o europei. Gli servirà molto giocare e farsi un po’ di esperienza internazionale con la Nazionale, poi la sua valutazione dipenderà molto dal tipo mercato. Voglio pensare alla grande operazione che il Parma ha fatto con la Sampdoria».

Passando alla tua seconda parte di carriera nel mondo del calcio, quando è nata la passione del procuratore sportivo?
«È una cosa che è nata già negli ultimi anni della mia carriera. Io sono sempre stato un “vecchietto”, che aiutava molto i giovani e vedevo tanti ragazzi avvicinarsi alla prima squadra che non avevano ancora capito la fortuna che avevano tra le mani. Per questo motivo ho sempre aiutato molto i ragazzi giovani a sbagliare il meno possibile, dando loro i consigli giusti e facendo loro capire che non avevano ancora fatto niente. Con i ragazzi riuscivo a creare anche un bel rapporto, loro mi volevano bene e mi vedevano come un fratello maggiore e questa cosa mi gratificava molto dal punto di vista umano. Poi il mio vecchio procuratore mi ha chiesto di entrare in società con lui e ho iniziato.
Ora è ormai 14 anni che ho creato la mia società. Per fortuna è andato tutto bene: ho preso 14/15enni e ho portato quasi 50 giocatori in Serie A, chi per 1, chi per 2, chi per 10 anni. È un bel risultato e ne vado fiero perché significa che ho un bel feeling con i ragazzi».

Tornando sul Parma, oltre a Leoni, ci sono tanti altri giovani che si sono messi in mostra, come Bonny, Sohm, Keita, Ondrejka. Secondo te, chi potrebbe essere l’“uomo mercato” della prossima stagione?
«Quelli che hai citato sono più o meno sullo stesso livello. Chiaro che Leoni e Bonny sono quelli con un po’ più di risonanza, soprattutto per l’età e le prestazioni fatte. Anche gli altri, però, sono ragazzi molto interessanti. Il Parma ha un patrimonio di giovani davvero importante: se dovesse decidere di venderli, porterebbe a casa più di 200 milioni. In rosa ha anche due giovanissimi come Plicco e Trabucchi, due ragazzi straordinari. Il Parma ha un futuro molto roseo, sta facendo un lavoro molto importante. È chiaro che i due sulla bocca di tutti sono Bonny e Leoni, però credo che il Parma debba creare il futuro su questi giovani».

Si è parlato tanto anche di Dennis Man in ottica mercato. Pensi che possa rimanere un giocatore appetibile o la sua valutazione è scesa?
«Sono valutazioni difficili da fare perché il mercato è molto strano. Le qualità ci sono, deve dare continuità e trovare un allenatore che si innamori di lui e che lo possa rilanciare. Ci devono poi essere squadre che abbiano bisogno di un giocatore con le sue caratteristiche. Dipende molto anche dalla richiesta del Parma: se sono richieste cifre importanti è ovvio che il numero di squadre interessate si riduce, mentre se si tratta di cifre normali allora il numero delle pretendenti potrebbe aumentare».

Tra i tuoi assistiti hai anche il giovane Trabucchi. In ottica mercato, credi che ci sarà la possibilità di vederlo tra i grandi già l’anno prossimo?
«Quest’anno credo che abbia fatto 14/15 panchine, è stato 3 mesi aggregato in prima squadra nel momento in cui c’era un deficit importante a livello numerico di difensori. Anche in questo caso, il Parma è stato bravissimo a gestirlo e farlo crescere. Secondo me è pronto, io mi auguro che possa esordire già entro la fine del campionato, ovviamente con la speranza che il Parma non abbia necessità di punti. Per l’anno prossimo, molto dipenderà da come farà il ritiro, se diventerà fisso nella rosa o se proseguirà il suo cammino con la Primavera. L’anno prossimo, con il campionato di Primavera 1, il Parma necessita anche di giocatori di livello, che garantiscano un buon livello. Vedremo ad inizio campionato, ma per me è un prospetto molto simile a Leoni».

Riguardo i tuoi assistiti, c’è una scoperta di cui vai particolarmente fiero?
«In questo momento, la risposta più facile da dare è Andrea Cambiaso. Era un ragazzo che non era un prima fascia – si usano questi termini nei settori giovanili -, che è dovuto andare in Serie D a farsi le ossa. Sia lui che tutti quanti noi ci abbiamo sempre creduto e ora è uno dei giocatori più forti d’Europa. Diciamo che questa è stata forse la soddisfazione più grande a livello calcistico perché la perseveranza, il crederci fino in fondo, far le scelte giuste nel momento giusto lo hanno portato dov’è ora».

Vista la recente voce di mercato su Cambiaso, com’è stato gestire e vivere questa trattativa con il Manchester City?
«L’ho vissuta in maniera molto serena perché le trattative con questi tipi di club sono molto semplici e veloci. Sono tra le più belle. È stata una bella esperienza. Ora Andrea è concentrato sul suo futuro immediato, sulle due ultime partite».

Per concludere, se stessimo facendo un gioco al bar, che giocatore ti piacerebbe vedere al Parma?
«Mi metti un po’ in difficoltà (ride, ndr). Se fossimo al bar e stessimo scherzando, per giocare ti direi Francesco Pio Esposito dello Spezia. È un centravanti forte, giovane, che vedrei bene per il Parma, soprattutto per la mentalità che ha il club di lanciare i giovani e farli crescere».

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