Una serata quasi perfetta, se non fosse per quella telecamera spiona che ha scovato il braccio galeotto di Grassi in area di rigore. È l’episodio che ha cambiato la storia di Parma-Udinese. Una storia particolare, piena di significati e rivincite, 51 mesi dopo l’ultima apparizione in serie A dei crociati.
Il Tardini tirato a lucido, un manto erboso che assomiglia al panno verde di un tavolo da biliardo, i tifosi in festa, la sorpresa Siligardi dal primo minuto (prova positiva), la partenza sprint di Di Gaudio, la sicurezza e autorità di Bruno Alves, le ripartenze a tutto gas in perfetto stile D’Aversa, il numero da cineteca di Inglese (gol) e infine il raddoppio di Barillà (secondo gol in carriera in A), che aveva fatto stappare anzitempo le bottiglie di champagne. Un giocattolo perfetto la cui durata, però, è stata di 65 minuti.
A svegliare il Tardini da un sogno bellissimo, e riportarlo nella dimensione reale della serie A, ci ha pensato il Var. Un oggetto misterioso fino a pochi mesi fa. Il primo intervento tecnologico della storia del Tardini, ahimè. Un secchio d’acqua fredda in pieno volto che ha regalato all’Udinese il rigore del 2-1 e messo a nudo la carenza di carburante nel serbatoio del Parma. Da quel momento in poi, infatti, la squadra di D’Aversa ha perso forza e si è disunita; in poche parole, è calata fisicamente. Tanto da concedere i fianchi alla vivacità e intraprendenza dei vari Fofana, De Paul e Samir, i quali nel giro di 4 minuti hanno ristabilito la parità (2-2).
Un punto ciascuno e tutti negli spogliatoi, tra rimpianti di sponda gialloblù e felicità di marca bianconera. La festa è rimandata, in attesa che Gervinho e gli altri colpi del mercato estivo comincino a carburare ed entrare nel vivo del progetto Parma. Con o senza Var.