Gianluigi Buffon si è raccontato in una lunga intervista al giornalista Antonio Barillà sulle colonne del quotidiano La Stampa.
“Se l’Italia fosse andata ai Mondiali non credo sarei stato convocato. La meritocrazia è dalla mia parte ma ci sono altri discorsi cui dare precedenza e rispetto: considerate le scelte degli ultimi anni, giusto così. Mancini? Artefice del rinascimento con l’Europa ma qualche responsabilità ce l’ha. Se perdi col Portogallo ai rigori è un conto, essendo usciti con la Macedonia del Nord sarà più difficile ripartire”.
E sull’avventura bis al Parma: “Un po’ di incazzature ci sono perchè le cose non sono andate come pensavamo; diciamo che è stato un anno utile per prendere la mira. E poi conferme che cercavo, perchè ho fatto cose pregevoli. Divertimento. Emozioni forti. Avversari e stadi inediti come Terni, Cittadella, Cosenza. Alla fine, tra A e B non c’è così tanta differenza”.
Infine il futuro, una domanda lecita considerando che Buffon ha 44 anni, ma nessuna intenzione di appendere le scarpe al chiodo: “Sono gli altri a voler imporre limiti, io vado oltre”.