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Eccellenza gir. A

Correggese in trionfo: la Serie D grazie al mister parmense Rossi

lallenatore parmense Ivano Rossi con la sciarpa della Correggese

È parmense, ha 57 anni ed è da sempre profeta fuori patria l’allenatore campione del girone A di Eccellenza al termine della stagione 2024/2025. Ivano Rossi.

Un cognome qualunque da queste parti, ma un nome ben preciso, sinonimo di generosità “divina” e benevolenza, che lo rende unico e fin da subito riconoscibile.Forza, vitalità e sofisticatezza sono le caratteristiche incluse nel suo suo nome. Ivano da Cedogno (piccola frazione nel comune di Neviano degli Arduini) è stato bravo a trasferirle sul campo per guidare la Correggese a un pronto ritorno in Serie D, passando dall’appendice dello spareggio-promozione. Ci ha messo passione e competenza e, alla fine, è stato ripagato.
Domenica, davanti a una cornice di quasi 3mila spettatori al campo di Fiorenzuola, nello spareggio decisivo i “Leoni biancorossi” sono riusciti a battere in rimonta (per 2-1) il Nibbiano&Valtidone, con cui erano arrivati a pari punti (71) in vetta alla classifica anche dopo la scontro dell’ultima giornata che era finito in parità. Le due partite finali sono state un epilogo epico tra reggiani e piacentini. Ma alla fine a festeggiare sarebbe stata solo una di loro: «La prima partita sono stati molto più vicini loro, sebbene fossero calati dal punto di vista fisico, rispetto a noi: ma il momentaneo 1-0 che avevano maturato era un tesoretto. Poi, il gol di Siligardi, all’ultimo minuto, con una prodezza balistica di quelle che non se ne vedono, ci ha regalato lo spareggio – racconta ai nostri microfoni il mister biancorosso –. È stata una mazzata per loro, mentre noi, lì, abbiamo capito che forse stavamo meglio noi dei nostri avversari». Il verdetto è stato rimandato di sette giorni. «I cambi li avevamo e li abbiamo fatti valere nello spareggio. Di fronte a 3mila persone, con i crampi creati non dalla fatica ma dalla tensione, pensavo fosse corretto mettere inizialmente in campo la squadra più esperta per giocare, poi, la ripresa con la cavalleria leggera.».

Dalle stalle alle stelle: la Correggese ha ribaltato il proverbio e ha festeggiato. Vincere al cospetto di un avversario che ha fatto più di 70 punti in stagione non è mai scontato. Anche se ti chiami “Correggese” e hai dalla tua il blasone di un club che vanta 9 campionati di Serie D solo negli ultimi 12 anni: «L’impresa grossa è anche gestire uno spogliatoio ampio, di qualità, con grandi giocatori. Devo ringraziare i giocatori, di livello assoluto, per la disponibilità dimostrata: sapevo che li avrei utilizzati per il tempo necessario per sparare le loro cartucce. Ed è stato quello che è successo nello spareggio». Le sensazioni, prima dell’atto finale post season, erano positive. Tant’è che il tecnico classe 1968 ci svela un retroscena: «Venerdì in allenamento, prima della finale, non abbiamo provato i calci di rigore. Volevamo risolverla entro i 90′ o i 120′, in un modo o nell’altro».

Lo spareggio ha visto festeggiare il nevianese Rossi a discapito del collega zibellino Luca Rastelli, che guidava la formazione della val Tidone: «Con Luca abbiamo parlato ampiamente – così Rossi –, anche perché c’è una stima importante da parte mia, che credo sia ricambiata da lui. Mi ha detto che gli bruciava perdere, ovviamente, ma un po’ meno perché era avvenuto contro di me». E ancora: «Dico che bisogna ricordarsi sempre che, per una parte che vince, c’è chi dall’altra parte non gioisce: bisogna sempre concedere l’onore delle armi agli avversari. È stato un piacere parlargli a cavallo di queste due partite e sfidarsi in questo clima».

Eppure, la stagione di Ivano Rossi, iniziata da subentrato (clicca qui), e proseguita a gonfie vele con uno score di 12 vittorie consecutive fra 26 ottobre e 8 gennaio, a un certo punto ha rischiato di interrompersi bruscamente, quando a inizio aprile a 180′ dalla fine della regular season la società, nonostante il successo sul Salsomaggiore («la partita con più tensione nervosa»), aveva deciso per un clamoroso allontanamento. Salvo poi richiamarlo immediatamente, dopo l’ammutinamento dello spogliatoio: «Negli anni ho sempre rivendicato le mie scelte, senza mai andare a dire ai dirigenti che le loro scelte potevano essere sbagliate. Forse a Correggio, come difetto, c’è stata «l’ossessione» di andare su: era come un assillo: ma bisogna capire che sono forti anche gli avversari e che tutti hanno delle motivazioni. Ormai in questa Eccellenza i punti deboli delle squadre si riducono senza più l’obbligo dei giovani: dal 7° posto in su tutti hanno  giocatori navigati».

Nessuna rivincita per Rossi. Ma sicuramente tanta soddisfazione per aver portato la nave in porto al termine di una lunga e perigliosa traversata, fatta 19 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte. Tra momenti belli e momenti bui, Rossi si è fatto guidare dalla saggezza e da un modo irenico di vivere la vita: «Anche quando andava bene mi preoccupavo – prosegue –. C’è una filosofia orientale, il kaizen, secondo cui le cose, quando vanno bene, bisogna farle andare ancora meglio. Durante la striscia positiva cercavo sempre di trovare i punti deboli di quel momento: uno era che le nostre punte lavoravano troppo. Era utopistico pensare che avrebbero potuto reggere certi ritmi…».

Il karma ha voluto che l’Agazzanese, una squadra piacentina rivale del Nibbiano, rappresentasse la svolta per entrambe le duellanti: «C’era sempre una grande consapevolezza da parte dei ragazzi: non abbiamo mai mollato. Le partite crocevia sono state le partite di Agazzano: la nostra ci ha riportato a -1 dandoci la certezza di poter tornare protagonisti; mentre quella del Nibbiano, che ha pareggiato il derby alla penultima, ci ha permesso di agganciarli in classifica». Ora, compiuta l’impresa, può godersi un meritato riposo senza pensare che al martedì ci sarà da fare allenamento…

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