Con la recente e nota da tempo rinuncia all'iscrizione alla Lega Pro si è concluso il grande ciclo dei Crociati Noceto, seconda squadra parmense della storia a disputare un campionato professionistico.
Due stagioni e due salvezze nemmeno troppo tribolate in Seconda divisione, qualche buon talento messosi in luce e un gruppo unito come pochi avevano reso i Crociati una delle più belle realtà del calcio emiliano, e qualcuno sognava ancora un futuro derby con il Parma, magari in Coppa Italia. Non è accaduto, ma resta la soddisfazione per un triennio, iniziato con la vittoria del campionato di Serie D 2008/09 e firmato dal tecnico cremonese Marco Torresani, timoniere della squadra in queste tre splendide stagioni. Proprio con l’allenatore 58enne (è nato il 25 gennaio 1953), al momento senza squadra e in attesa di una sistemazione, uomo simbolo del “miracolo nocetano”, abbiamo parlato dell’attuale situazione dei Crociati, che ancora non si sa quale campionato dilettantistico disputeranno (Serie D, Eccellenza o addirittura Promozione?), e della crisi in Lega Pro, anche quest’anno falcidiata dai fallimenti.
Mister, che effetto le fa vedere i “suoi” Crociati fuori dai professionisti?
«Un grosso dispiacere, soprattutto per noi tecnici e allenatori che abbiamo vissuto il punto più alto della storia del calcio di Noceto. Sono stati per me tre anni bellissimi in cui la società, in primis il dg Beppe Ravasi, mi ha sempre accontentato e permesso di lavorare al meglio».
Anche quest’anno 15 squadre iscritte: come vede il futuro della Lega Pro?
«Il calcio moderno purtroppo non regge più certi costi, ed è giusto, arrivati a questo punto, prenderne atto. Spesso i presidenti-imprenditori fanno il passo più lungo della gamba, ma a rimetterci sono gli allenatori e i giocatori. Alcuni come me si trovano senza squadra e attendono una chiamata, altri devono scendere nei dilettanti».
Negli anni ’80-’90, quando lei giocava e ha iniziato ad allenare, non era così.
«Beh, la situazione economica in molte società era difficile anche a quei tempi e in Serie C ci sono sempre stati problemi. A quei tempi i giovani bravi giocavano comunque, ora però con la crisi la situazione è degenerata e non c’è più meritocrazia, come peraltro in Italia in generale».
Si riferisce alle nuove regole e agli incentivi economici per l’utilizzo dei giovani?
«L’anno scorso, raggiunta una posizione tranquilla, a un certo punto si è deciso di far giocare quasi unicamente giovani, togliendo una maglia da titolare a gente che meritava di giocare: non è una cosa simpatica. Molti miei colleghi la pensano come me».
Eppure (vedi link http://sportparma.com/calcio_lega_pro_serie_minori_sport_parma/9206-Crociati-Noceto-non-iscrivono-Lega-Pro-Ravasi-Serie-Eccellenza-Lega-decide-entro-luglio.html ) il dg Ghirelli definisce la Lega Pro “un modello”?
«In Italia tutti tirano l’acqua al proprio mulino. Silvio Berlusconi di recente si è definito il miglior premier della storia, io stesso posso dire di essere il miglior allenatore del mondo e lei che scrive di essere il miglior giornalista. La realtà è sotto gli occhi di tutti, ed evito ulteriori commenti».
In conclusione quindi le società che rinunciano alla Lega Pro fanno bene?
«E’ una categoria professionistica e una vetrina importante, ma è giusto che una società si faccia i conti in tasca. Meglio disputare un campionato dilettantistico e avere i conti a posto piuttosto di una C senza avere le forze per sostenerla. I Crociati hanno fatto questa scelta, ci sono ancora e gli auguro tanta fortuna».