Il Parma è fermentato nella ripresa. Non è una novità, ma alla fine quello che conta, in questa pazza serie B, sono i tre punti. E la classifica. Già, in attesa dei soliti posticipi, il Parma è tornato primo, insieme al Bari. Lo ha fatto al termine di una partita il cui 3-0 finale non fotografa perfettamente l’andamento della gara. E’ vero che il Parma ha avuto il domino del campo e del gioco, correndo pochissimi rischi (Frattali non ha fatto una parata, se non un’uscita su Morra a metà secondo tempo), ma ha confermato le difficoltà dell’ultimo periodo in fase realizzativa, accentuate dalle assenze (pesanti) di Calaiò e Ceravolo. Se si esclude il tarantolato Insigne, il reparto offensivo ha fatto fatica a gestire i momenti della gara, mal supportato dal centrocampo, con Munari e Scavone poco propositivi e con gli esterni bassi che spingevano a corrente alterna. Eppure le occasioni non sono mancate, compreso un evidente fallo di mano di Giglione su cross di Di Gaudio non visto dall’arbitro, che il tecnico dei piemontesi, Grassadonia, ha avuto il coraggio di definirlo inesistente.
Così come l’espulsione di Konatè. Rosso sacrosanto per un fallo gigantesco da ultimo uomo, gigantesco quanto un grattacielo. E’ l’episodio che ha cambiato la gara e spianato la strada al successo crociato. Non sappiamo come sarebbe finita senza quel rosso, ma – ripeto – il Parma ha cambiato atteggiamento nei secondi 45 minuti. Per rendersene conto bastava osservare Munari e Scavone, costantemente nella metà campo avversaria e con frequenti inserimenti in area di rigore.
L’uomo in meno ha rafforzato le convinzioni del Parma, che ha cominciato ad attaccare in modo arrembante, chiudendo i conti con due firme insolite, Scavone e Corapi. Il gol di quest’ultimo, in particolare, è la classica ciliegina sulla torta, sottolineata dalla grande festa in curva Nord per uno degli idoli della doppia promozione dalla D alla B. Cose che fanno bene al mondo del calcio.
Tre punti e basta. Il cammino riprende, Carpi è nel dimenticatoio. Ma ora serve continuità. Continuità. Continuità. Dentro e fuori casa. A proposito: quella odierna è la quarta vittoria di fila in casa. Fino a due mesi fa sembrava un miraggio. D’Aversa sorride sotto i baffi, la sua creatura è spietata come un cannibale.
Il post scriptum è per D’Aversa che al 17′ del primo tempo si è tolto il giubbotto ed è rimasto con la felpa. L’inverno e la neve (annunciata erroneamente) gli fanno il solletico, d’altronde in panchina la temperatura è bollente.
(Nella foto l’esultanza dei crociati a fine gara, dopo il 3-0 alla Pro Vercelli – Foto Lorenzo Cattani)