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Calcio Serie A

Errori arbitrali: la miopia del calcio e la moviola negata

Errori arbitrali: la miopia del calcio e la moviola negata

Partiamo dall'ennesimo rigore, il decimo, concesso contro il Parma, domenica scorsa a Marassi. Qualcosa di ridicolo e inspiegabile, che per fortuna non ha causato danni, come è successo in altre occasioni (Maccarone "spara" alto).

Un abbaglio gigantesco del signor Valeri di Roma, l’arbitro di Samp-Parma, il quale ha scambiato la mano di Volta (difensore Samp) con quella di Paletta, e con aria snervante non ha esitato ad indicare il dischetto del rigore. Le immagini tv lo hanno smentito dopo appena 20 secondi, giusto il tempo che la regia mandasse in onda il replay dell’azione incriminata. L’errore è stata sottolineato anche da giornali, siti internet e radio. Insomma, lo hanno capito tutti, Valeri ha commesso una “cazzata” gigantesca.
Tutto questo per dire che per evitare quell’errore imbarazzante sarebbe bastato riguardare la moviola, pochi istanti dopo l’episodio, e tornare indietro sui propri passi, evitando di falsare l’ennesima partita. Scelte e rivoluzioni che il mondo del calcio fa finta di ignorare, per mille motivi, anche di natura speculativa, sebbene le versioni ufficiali siano sempre altre.
La moviola in campo è acclamata a gran voce da più parti, addetti ai lavori e tifosi, ma la resistenza dell’Uefa assomiglia ad una difesa militare del fortino. Le federazioni nazionali, Figc in testa, hanno pareri più innovativi, anche per la spinta che arriva da giovani presidenti come Tommaso Ghirardi; spinte che aprono piccole crepe nel muro della diffidenza e dell’ignoranza, d’altronde il calcio moderno gira a velocità di gran lunga superiori rispetto a 20 anni fa.
Tutti argomenti scontati, eppure non si muove una foglia, le uniche innovazioni che riescono a partorire sono l’introduzione di nuovi arbitri e assistenti, tant’è che agli Europei del 2012 le “giacchette nere” saranno cinque: dieci occhi che avranno l’ingrato compito di sfidare la precisione tecnologica delle telecamere.
Pochi giorni fa Michel Platini è stato rieletto per i prossimi 4 anni alla guida dell’Uefa e nel suo discorso di ringraziamento ha snocciolato le prossime sfide da inseguire per garantire un futuro positivo a questo sport: il famigerato fair-play finanziario, la vendita centralizzata dei diritti televisivi delle partite di qualificazione delle squadre nazionali, la difesa dei valori essenziali del calcio e la lotta alla corruzione. Obiettivi ambiziosi, soprattutto quello relativo alla corruzione legata alle scommesse illegali che è considerata una grave minaccia per lo spirito e l’integrità del gioco calcio. «Abbiamo i nostri sospetti, ma li gireremo alle autorità giudiziarie in quanto non siamo una forza di polizia – ha spiegato Platini -. Mi appello anche ai calciatori, che sono i tutori del gioco. Sono loro che giocano a calcio e sono loro che, in ultima analisi, devono informarci se avvicinati da persone che cercano di corromperli. In materia vige la tolleranza zero. Se colti in flagrante – calciatori, arbitri, allenatori, dirigenti – scatta la radiazione a vita».
Negli ultimi anni, in alcuni paesi del Mondo, tra cui l’Italia, la Turchia e la Georgia, sono venuti a galla episodi di arbitri “manipolati” da dirigenti avidi, corrotti da denaro e pseudo sudditanze psicologiche. Fango su fango.
Platini fa bene a mettere la corruzione al centro del suo progetto, ma l’uso della moviola in campo, secondo modalità tutte da definire, sarebbe il deterrente più efficace per combattere la corruzione. Ma anche le semplici sviste arbitrali, frutto di genuini errori umani, che generano strane fantasie e provocano enormi danni economici a presidenti appassionati.
Ostinarsi a non vedere questa soluzione come l’unica percorribile, in grado di spazzare qualsiasi cattivo odore, è la solita miopia del sistema calcio. La speranza è l’ultima a morire.

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