Parma Calcio
I 108 giorni di Chivu: storia di un amore breve ma intenso

La storia d’amore tra il Parma e Christian Chivu sta per giungere al termine: 108 giorni, poco più di 3 mesi, una relazione breve ma intensa che i ducali non avrebbero voluto interrompere.
Chivu, prossimo a firmare in queste ore un contratto biennale con l’Inter, è arrivato sulla panchina del Parma lo scorso 18 febbraio per sostituire l’esonerato Pecchia, con cui i gialloblù erano sprofondati in zona retrocessione. Ma l’arrivo del rumeno, fin lì mai su una panchina di una prima squadra, si è rivelato un azzardo giusto: con lui la mission è stata completata. Con 16 punti in 13 gare (3V, 7P, 3S), per una media di 1,23 punti a partita, si è riusciti a conquistare la salvezza – all’ultima giornata contro l’Atalanta –, un obiettivo che sembrava lontanissimo poco tempo prima.
L’esordio, avvenuto il 22 febbraio in Parma-Bologna, fin da subito aveva dimostrato come l’arrivo di Chivu fosse stata la scelta giusta. Nelle successive 6 giornate tanti pareggi e zero vittorie (per un totale di 5 punti), ma il 5 aprile la sua squadra riesce nell’impresa di fermare l’Inter: una gara in cui i crociati avrebbero anche potuto conquistare l’intera posta in palio, con quella zampata di Pellegrino last minute terminata fuori di poco, grazie alla grinta che Chivu aveva trasmesso ai suoi. Due turni di campionato dopo, il 23 aprile, un’altra importante performance, avvalorata dalla vittoria contro la Juventus che ha fatto svoltare in modo decisivo Delprato e soci che cinque giorni dopo avrebbero portato a casa dall’Olimpico, contro la Lazio, un punto prezioso ma con un leggero retrogusto di amaro (fino al 79’ erano in vantaggio di due gol).
Falliti un po’ a sorpresa i match point salvezza contro Como e Empoli, il Parma di Chivu è stato in grado di risollevarsi di nuovo da una situazione critica, sapendo superare, come al suo arrivo, un calendario impossibile: negli ultimi 180’, il pareggio casalingo contro il Napoli (quasi) campione d’Italia e la vittoria di Bergamo (dal 2-0 Atalanta al 2-3 Parma) hanno regalato una salvezza insperata a febbraio. Forse, solo Chivu ci credeva.
«Questa salvezza vale come uno scudetto» aveva dichiarato il 44enne allenatore rumeno nell’ultima conferenza a caldo, quella dopo la vittoria sulla Dea. Un’espressione che ha fatto capire il livello dell’impresa compiuta dalla squadra, che forse a inizio stagione si pensava si sarebbe salvata più agevolmente e con un gioco più “sbarazzino”. Ma se Chivu ha raggiunto un risultato così importante, è stato grazie anche all’aspetto tattico: il suo 5-3-2 è stata una soluzione che ha ridato un’identità ai crociati e, soprattutto, solidità necessaria a una fase difensiva inesistente: infatti, nelle restanti 13 giornate di Serie A, il Parma ha concesso 13 reti. Un gol subito a partita: molto meglio rispetto agli 1,8 gol di media a partita sotto le 25 giornate della gestione Pecchia.
I fattori che facevano pensare che Chivu sarebbe potuto rimanere anche per la prossima stagione erano molteplici: tra questi, le recenti dichiarazioni che lo stesso allenatore di Reșița aveva rilasciato nella sala stampa di Bergamo (clicca qui) e ribadito qualche giorno dopo al Corriere della Sera (clicca qui): «A Parma mi sono sempre sentito parte di un progetto a lungo termine». Parole che, per alcuni tifosi, oggi possono risuonare come illusorie. Ma in 11 giorni, da quella sera del 25 maggio a oggi, troppe cose (non) sono successe. Il mancato rinnovo unilaterale che sarebbe dovuto essere attivato dal club, la concomitanza della finale di Champions League persa malamente dall’Inter con conseguente addio di Simone Inzaghi, le difficoltà dei nerazzurri i Milano nel reperire un sostituto per la panchina (vedasi Fàbregas e Vieira).
Un viaggio breve, ma intenso: i 108 giorni di Chivu nel Ducato non si cancelleranno facilmente.
(di Lorenzo Fava e Gabriele Dimarco)
