Prosegue il "botta e risposta" tra i Crociati Noceto e la Lega Pro, dopo la rinuncia ad iscriversi al prossimo campionato di Seconda divisione a cui i nocetani avevano diritto a partecipare.
Nella fattispecie in quest’occasione protagonista è l’ex tecnico Marco Torresani e la sua intervista pubblicata da “Il Nuovo di Parma” e da “Sportparma.com” nei giorni scorsi (http://sportparma.com/calcio_lega_pro_serie_minori_sport_parma/9380-Torresani-saluta-suoi-Crociati-Tre-anni-bellissimi-calcio-moderno-non-regge-certi-costi.html), alla quale ha risposto il direttore generale della Lega Pro Francvesco Ghirelli. Di seguito la nota inviata dall’ufficio stampa della Lega Pro con le dichiarazioni scritte di Ghirelli, che riportiamo per intero.
“Crociati Noceto è stata una storia veramente significativa di come il calcio possa essere interpretato con passione e competenza. E’ motivo di grande dispiacere che la storia si sia interrotta. L’augurio è che possa proseguire, anche se a livello dilettantistico, con gli stessi risultati. La società ha pagato certamente la particolare congiuntura economica che l’Italia e il mondo hanno attraversato e ancora attraversano. Quello che prima era permesso, consentito, non lo è più e anche nel calcio si è riflesso in modo pesante. Marco Torresani racconta con competenza ciò che ha vissuto. Condivido molte delle sue affermazioni, vorrei interloquire con lui su due aspetti che invece meritano una piccola riflessione. “A quei tempi i giovani bravi giocavano comunque, ora però con la crisi la situazione è degenerata e non c’è più meritocrazia…”. La Lega Pro ha come mission far giocare i giovani calciatori per favorire le Nazionali italiane e per abbassare i costi di gestione delle società.
Rispondo prima all’aspetto negativo: è successo che hanno giocato senza averne il merito solo per aver incentivi? Si, è successo. E’ un fattore a cui si può porre rimedio? Si, aumenteremo il numero delle retrocessioni e non ci saranno i “furbi” che faranno giocare chiunque pur di prendere i contributi federali. Risolveremo il problema per intero? No, ci sarà sempre il rischio. E allora? Il rischio è bene correrlo perché a fronte di ciò è meglio far giocare giovani, provarli, sperimentarli. E poi dobbiamo dire la verità: se si gioca ancora a 24 anni il Lega Pro la prospettiva (salvo rarissimi casi) non è rosea. Occorre dire a questi ragazzi, trovatevi un lavoro o studiate e seguitate a divertirvi giocando in un campionato dilettantistico. Questo è obbligatorio dirlo per non illuderli e anche per diminuire il numero degli sbandati! Il progetto della Lega Pro di far giocare giovani è apprezzato anche a livello europeo. Recentemente a Vienna l’EPFL ha premiato il progetto e siamo stati l’unica Lega a ricevere un premio che non fosse di A e di B in Europa.
Un’annotazione finale, noi non ci conosciamo. Io sono un dirigente del calcio con i piedi per terra e non ho mai usato la categoria “il migliore” per definire una cosa a cui partecipo perché so che a giudicare debbono essere gli altri e non l’interessato. Nel caso specifico ho detto che la Lega Pro è “un modello”: è l’unica Lega in Italia impegnata in un progetto di riforma per dare basi solide al presente e al futuro; è l’unica Lega che ha scelto come mission quella di far giocare giovani calciatori. Non c’è altra strada che quella indicata. C’è qualcuno che ha una ricetta migliore? Avanti con dati concreti e noi ascolteremo e se verremo convinti cambieremo direzione. Al momento procediamo decisi verso quanto stabilito. Se non lo facessimo il crack del calcio italiano sarebbe irreparabile, invece siamo fiduciosi nel trasformare una “necessità (la crisi) in una opportunità (la riforma)”.