Il vento e la pioggia hanno fatto emergere tutti i limiti strutturali dello stadio San Paolo, che da troppo tempo richiede una corposa ristrutturazione. Napoli-Parma, dunque, inizia con 30 minuti di ritardo, dopo i sopralluoghi e le verifiche del caso.
Alla fine all’interno dell’impianto partenopeo ci saranno circa 25mila spettatori. Nessuno di fede gialloblù, se non i dirigenti e qualche amico. I Boys e tutto il tifo organizzato, infatti, si sono dati appuntamento nel piazzale antistante lo stadio Tardini, davanti alla sede del Centro Coordinamento Parma Club. Ascolteranno la partita alla radio, come una volta. Senza la “schiavitù” della tv a pagamento e di tutto quello che ruota attorno al calcio di questi tempi. Una scelta “dolorosa” e condivisibile, che ha un motivo ben preciso: il caro biglietti. Lo slogan, infatti, parla chiaro: “Prezzi popolari, una battaglia di tutti”. In effetti i 40 euro per assistere a Napoli-Parma, ingabbiati nel settore ospiti di del San Paolo, è un’assurdità. Un disincentivo a partite, a tifare, a emozionarsi. Una barriera inconcepibile nel 2020. E la fotografia di oggi, da una parte il Parma al San Paolo e dall’altra i tifosi al Tardini, è l’emblema del caos totale. L’emblema di una protesta che dovrebbe allargarsi a macchia d’olio, da nord a sud. Perché tra soldini e soldoni, debiti e plusvalenze, stadi obsoleti e leggi repressive, si sono dimenticati che il calcio è dei tifosi.