Il motto del giorno potrebbe essere "Dio salvi il giorno di riposo". Perchà© quando corri un grande giro a tappe e, a maggior ragione a questo punto della stagione, il giorno di riposo è visto come un ristoro rigenerante per un pellegrino sulla via di casa. Se poi consideriamo che quest'anno la 69a Vuelta di Spagna si concluderà a Santiago di Compostela, ecco che il cerchio si chiude con quel briciolo di spiritualità che anche i corridori sanno trovare nei vari momenti di gara.
Tanti di questi, Adriano Malori, li ha già vissuti da vicinissimo in questa prima settimana in terra iberica (per la verità si sono corse già 9 tappe) dove, con la sua Movistar, ha conquistato subito la cronosquadre d’apertura a Jerez de la Frontera, che ha consentito di vestire di “rosso” prima Castroviejo, poi Valverde, grazie ad alcune vittorie parziali e ai migliori piazzamenti (a cavallo di un piccolo interregno australiano di Matthews dell’Orica GreenEdge) ed infine Quintana al termine dell’ultima frazione che arrivava ai 1965 metri di Valdelinares vinta dal colombiano Anacona della Lampre-Merida.
Se questo è stato il primo confronto vero tra i big della classifica (Contador, Rodriguez e Froome sono i primi rivali del duo Movistar), dove non ci sono stati grandi stravolgimenti, la crono individuale di 34,5 km (da Real Monastero de Santa Maria de Veruela a Borja) assesterà le posizioni di vertice e di rincalzo della classifica generale e da li inizierà la vera Vuelta.
Adriano Malori, che ha rimediato una caduta nella terza tappa e un colpo di freddo domenica, tutto senza gravi conseguenza, l’ha provata durante il giorno di riposo ed è rimasto un po’ sorpreso: “Non è facile come dicono, perché in avvio c’è una salita di 1,5 km (un gpm di 3a categoria, ndr) in cui sarà difficile prendere il ritmo. Oggi (ieri per chi legge, ndr) faticavo a spingere il 42×29, ma forse perché non respiravo benissimo, però quel tratto di salita si farà sentire. La situazione non migliora nei restanti 26 km dove il fondo stradale non è perfetto, con molte curve, malgrado il percorso sia tutto in leggera discesa. Tony Martin a parte, potrebbero fare bene gli uomini di classifica mentre per me sarà dura fare un grande risultato, ma spingerò a fondo”.
Un canovaccio già visto per Malori, che al Giro ha scortato Quintana alla rosa finale, mettendo da parte le ambizioni personali, aggravate da quella terribile caduta giù dal Cento Croci proprio prima della crono di Barolo. Ma stavolta non sarà così: “Si, è vero che sono caduto e che ho preso freddo nell’ultima tappa, però voglio fare bene anche dopo la crono perché c’è la stessa missione da compiere del Giro, ovvero vincere la Vuelta con Nairo, che è lui il nostro capitano designato. Poi ora li davanti c’è anche Valverde che è in forma, quindi bisognerà essere attenti, concentrati e in forze”.
Pertanto, si diceva, da Borja in poi comincerà la vera corsa, che presenterà subito, mercoledì 3 settembre, una rivincita tra i big con l’arrivo in quota dell’11a tappa ai 1200 metri del Santuario San Miguel Aralar dopo 8 km di salita con tratti al 13 per cento.
“Ho visto pedalare bene Contador – prosegue Malori nel riassunto della prima settimana – anche se deve recuperare al meglio dall’infortunio, poi ci sono i soliti Froome e Rodriguez che hanno voglia di riscatto. Onestamente il nostro Quintana sta meglio che al Giro e ha tutti i numeri per vincere però la Vuelta è una corsa strana, che si corre sempre a tutta perché non c’è mai un metro di pianura, con l’incognita del vento e con un fondo stradale poco scorrevole. Ecco, rispetto a Giro e Tour, c’è meno stress e questo, personalmente, mi facilita la vita”.
Il riposo è ormai finito, adesso per Malori è tempo di trovare concentrazione e spiritualità prima della crono, le stesse condizioni che dovrà riproporsi per la prova contro il tempo iridata. Ma quella al momento è un’altra storia.